Lo scorso
mercoledì, in occasione della Settimana
Europea della Mobilità Sostenibile iniziata il 16 settembre e che avrà
termine il 22, Antonio Nebbia ha
presentato il suo libro “La svizzera non
è un trullo. Un esilarante viaggio in bicicletta dalla Puglia alla patria del
cioccolato”.
Nella cornice della
nostra Cattedrale, a Piazza dei Sapori,
un gruppo modesto di interessati cittadini ha avuto modo di ascoltare l’esperienza
dell’autore in bici alla riscoperta dei suoi natali.
“La bicicletta ti regala un senso di sollievo raro da
immaginare al giorno d’oggi, perché quando esci di casa vieni assalito dai
dubbi: ho inserito l’allarme, ho chiuso il gas, ho prenotato il campo di
calcetto? Alla fine della tappa, la mia unica preoccupazione era: pizza o
bistecca”.
Si legge così tra
le righe del libro di Antonio Nebbia, il quale grazie al nonno, di origini
pugliesi, ha iniziato ad amare la bici.
Nebbia è nato in
Svizzera nel 1962, figlio di genitori emigranti, è poi tornato in Puglia dove
tutt’ora lavora e vive.
È un artista a tutto tondo, un presentatore di
serate di varia natura, conduttore radiofonico, moderatore di dibattiti,
cicloturista diplomato, scrittore, esperto informatico e guida turistica.
Carico del suo
ricco bagaglio e spinto dal desiderio di riscoprire la sua città natia, Antonio
Nebbia ha deciso di affrontare un’avventura:
1100 km, 14 giorni, 20 kg a bordo della sua bici con meta Lyss, cittadina elvetica nel cantone di
Berna.
«Un viaggio al contrario,
due mondi opposti, tra Nord e Sud Italia, che si incontrano, si intersecano,
viaggiano sullo stesso binario», testimonia l’autore che
ha rivissuto con i bitontini
ogni singola emozione.
Fiero ha mostrato
fotografie di attimi particolari del suo viaggio, raccontando quel che ha
passato, le difficoltà, i lati divertenti del suo viaggio e soprattutto di
esser passato da Bitonto.
Durante la
presentazione è sorta spontanea la domanda: «Ha affrontato solo il viaggio»?.
La sua risposta ha stupito tutti: «No, ero con la mia bici».
Dietro l’ilarità della sua affermazione si è nascosta la capacità di
rendere vivo un mezzo che gli ha permesso di raggiungere Lyss.
In realtà per lui
la bici è stata solo un pretesto per parlar di nostalgia e integrazioni di
popoli, per mostrare la sicurezza infusa dalla propria culla natia e il
luccichio di occhi che riflettono il proprio modo di vivere.