La cameretta di Giuseppe Maffei, 22 anni, è un piccolo reparto d’ospedale.
Macchinari, tubi e tubicini sono quasi da sempre la quotidianità di questo ragazzo affetto da una gravissima malattia genetica, la miopatia mitocondriale. Rallegrano le pareti le foto di una vita comunque bella e attiva fra scuola, famiglia, sport – è un atleta di powerchair football – e preghiera, e i poster della sua squadra del cuore: l’Inter campione d’Italia.
Tuttavia, le piccole difficoltà di ogni giorno sono montagne da scalare con la graziella. Assiste il giovane la madre Mariella, che, animata da profonda gratitudine, chiama “angeli” infermieri, fisioterapisti e operatori, che sono loro accanto. “Eh, l’ultimo regalo che ha avuto Giuseppe al diciottesimo compleanno: ha perso la voce, già pensavamo che si fossero seccate le secrezioni, e invece…“, ricorda sconsolata e il figlio rotea piano la mano come ad apprezzare con un invidiabile senso dell’ironia che non ha mai perso.
In questi giorni, però, un nuovo problema sta affliggendo questa impossibile normalità: “Ecco, essendo un paziente fragile, dovrebbe avere priorità assoluta per effettuare degli esami, anche se solo di controllo. Non dimentichiamo che è in Assistenza Domiciliare integrata di terzo livello, è come se fosse ricoverato, analisi di controllo, mando l’infermiera con le richieste allo sportello cui andavamo sei mesi fa, al laboratorio analisi, mercoledì scorso, ma era chiuso. Dunque, per fare i prelievi, dovremmo fare la fila al Cup oppure rivolgerci a laboratori privati, pur essendo in Adi. Non voglio immaginare cosa staranno passando adesso i pazienti oncologici“.
“Ho chiesto agli addetti ai lavori se ci sarà una soluzione, ho ricevuto sempre risposte rassicuranti, ma la realtà è quella che vi ho raccontato. Anzi, ci hanno pure chiesto di andare loro incontro, ma come?”, si domanda attonita.
In questa realtà capovolta, dove chi ha bisogno deve pure armarsi di santa pazienza e soccorrere chi dovrebbe soccorrerlo, è davvero inconcepibile che la sanità dimentichi colpevolmente le fragilità.
Da sempre vicino alla famiglia, il consigliere comunale Domenico Damascelli non può non stigmatizzare una situazione così dolorosa e inammissibile: “Avevo denunciato tre mesi fa il rischio di depotenziamento del laboratorio analisi presso il Pta di Bitonto, preoccupato del fatto che i cittadini avrebbero potuto subire dei disservizi e, purtroppo, è quello che si sta verificando. Tempi di attesa molto più lunghi per i pazienti oncologici e quelli ordinari, e pure per quelli con gravità assoluta, che prima avevano precedenza, che oggi non hanno più. Denuncia che ho ricevuto dai cittadini e da alcuni medici di medicina generale. Ho chiesto collaborazione, ma in cambio ho ricevuto solo avversione. Chi si interessa del sacrosanto diritto alla salute di tutti, invece di trovare sponda, ne riceve attacchi personali e questo non era mai capitato prima. Quello della sanità è un problema che riguarda tutti e non ha colorazione politica. Mi auguro davvero che la promessa di un potenziamento del laboratorio e dell’arrivo di nuovi macchinari corrisponda a verità, affinché venga ripristinato un servizio indispensabile. Al di là delle appartenenze politiche, difendiamo tutti insieme il diritto sacrosanto e irrinunciabile alla salute“.