I residenti, concitati, dicono che, ieri l’altro, si
è presentato un operaio di poche parole con maglio e scalpello ed ha raso al suolo il
paracarro.
Figura lapidea familiare alla nostra città, serviva per evitare che
i mozzi sporgenti delle grandi ruote potessero sbreccare le pareti delle case,
specie all’altezza delle curve.
Dunque. All’incrocio tra via Maggiore e via Ambrosi, nel cuore del centro storico, vi
era “u psiul”, che senza troppi problemi hanno demolito l’altro giorno.
“Ma come si fa a distruggere
un pezzo del nostro patrimonio artistico?”, si lamenta un cittadino.
Pare che quel parallelepipedo di pietra sia stato eliminato per facilitare il passaggio delle auto, quando sarà cambiato il senso di marcia.
Peraltro,
trattandosi di una variazione consistente della facies, sarebbe indispensabile che
esistesse una delibera o un documento che ne indicasse la rimozione necessaria
per motivi di causa maggiore. Rimozione, che, per di più, poteva esser compiuta
– ammesso e non concesso affatto – in maniera più consona e rispettosa, senza
polverizzare nulla.
I vigili urbani, prontamente allertati e intervenuti
altrettanto tempestivamente, ricetrasmittenti alla mano, hanno avviato subito
le indagini al riguardo.
“Non vorrei che questa fosse la prima di tutta una serie di
operazioni tutt’altro che chiare che minacceranno di qui in avanti le nostre
bellezze architettoniche se non addirittura la nostra stessa storia”,
sottolinea con amaro vigore Gino Ancona.