Il
crocicchio è animato, in un nuvolo pomeriggio marzolino.
Siamo nel cuore del centro storico, nei pressi della
piazzetta dedicata all’Accademia degli Infiammati.
Sarà per questo che la
discussione è infuocata. “Ioi u sò scacazzeut cu peit, ma nan s faciaiv
auandèu”, il primo impavido cacciatore racconta.
“Ioi, invece, u so dèut c la
scaup n’ghèup”, narra l’ardito compare.
Il terzo aggiunge con toni drammatici:
“Mia moglie, da quando ne ha visto uno correre sui fili, ha paura a stendere i
panni e persino ad aprire le finestre”.
Un appassionante safari a chilometro zero.
Insomma, i residenti del borgo antico
sono assediati dai topi.
Abituati da anni a prevenire le mosse dei ratti bipedi, ora
tocca loro temere le incursioni di quelli a quattro zampe.
Acrobati inconsueti
che costringono le donne a serrare ratte (sinonimo di “rapide”, ndr) le
abitazioni.
Sguscianti esseri che s’infilano ovunque e che sembrano resistere ad ogni tipo di venefica trappola. Figlie di sé stesse, verrebbe da dire.
Così, ci si fa giustizia da soli.
Pare che sbuchino dai tombini della fogna.
Di chi sia la
responsabilità del pericoloso “via libera” agli squittenti animali non è ben
chiaro.
L’Acquedotto pugliese?
L’amministrazione comunale?
Nessuno?
Condizioni igienico-sanitarie
precarie, dunque, tra vicoli e corti del quartiere più antico della città.
Chi di dovere prenda provvedimenti. Punto.