Nuovo capitolo della lunga vicenda Divania. Nei giorni scorsi si è tenuta una nuova udienza del processo sul fallimento dell’azienda produttrice di divani e poltrone fallita nel 2011. Per Antonio Roma, consulente tecnico della Procura di Bari sentito dal pm Lanfranco Marazia, quel fallimento fu causato dalla intensa operatività in contratti derivati a partire dal 2000. Parole che confermerebbero quanto ribadito in questi anni dall’accusa.
Per l’accusa, ricordiamo, il fallimento fu causato dalla sottoscrizione di strumenti finanziari spregiudicati di natura speculativa proposti da Unicredit, che avrebbero esposto la società a continue e ingenti perdite economiche. Insieme a Divania, fallì anche un’altra azienda, Parco Don Vito. Entrambe erano dell’imprenditore Francesco Saverio Parisi, parte civile nel processo, insieme ai 79 ex dipendenti. Sul banco degli imputati ci sono 16 persone, tra le quali gli ex amministratori delegati della banca Alessandro Profumo e Federico Ghizzoni, accusati di aver ingannato Parisi e di aver provocato la bancarotta delle due società tramite speculazioni ai danni delle due società.
La vicenda fu raccontata nel libro “Sulla mia pelle. Il caso Divania – Unicredit”, edito a fine 2015 da Imprimatur e scritto a quattro mani da Parisi e dal giornalista Giovanni Longo.
Dunque, la Divania (di una delle sedi, quella di Bitonto, rimane il rudere nei pressi dell’ingresso Sud della città) da essere leader nel settore ed esportare in tutto il mondo, da presenziare ad importanti fiere in ogni dove, si trovò in breve tempo a dilapidare il suo patrimonio economico.
La prossima udienza del processo si terrà il 24 settembre davanti alla seconda sezione del Tribunale penale.