La città ricorda Arcangelo Pastoressa, uno dei primi sindaci della Bitonto post-bellica. Esponente del Partito Comunista Italiano, guidò la città prima come commissario prefettizio dal 6 settembre 1944 al 12 aprile 1945 e poi come sindaco dal 12 aprile 1945 al 29 aprile 1946 e dal 25 maggio 1952 al 24 maggio 1953. Un ruolo che aveva già ricoperto sul finire della Prima Guerra mondiale, oltre ad essere stato consigliere comunale dal 1914 al 1919 e dal 1946 al 1952.
Il suo nome svetta sulla targa che si erge sulla piazza antistante la Villa Comunale, tra viale Giovanni XXIII e via Quattro Novembre. Una piazza a pochi metri dalla sede del municipio cittadino che Pastoressa guidò nei difficili anni della ricostruzione. Ieri si è tenuta la cerimonia di intitolazione culminata con lo scoprimento della targa in marmo.
A sancire la nuova intitolazione, una deliberazione che risale al 4 marzo 2022, con cui la giunta comunale, su proposta della Commissione consultiva per la toponomastica e la numerazione civica, volle rendere omaggio a Pastoressa, «esempio carismatico di onestà, di capacità intellettuali e amministrative, di umanità e di fermezza. La sua figura appartiene al passato, ma rimane un esempio di onestà, competenza ed equilibrio ancora validissimo».
Ma la proposta di intitolare a lui una via o una piazza nasce diversi anni prima, già dai suoi figli. Nato il 7 agosto 1886, Arcangelo Pastoressa fu il primo e unico sindaco, nella storia della città di Bitonto, proveniente dalle fila del Partito Comunista Italiano.
Presenti al momento commemorativo che si è tenuto ieri nella Sala degli Specchi, anche i nipoti e i pronipoti, insieme all’attuale primo cittadino Francesco Paolo Ricci, alla vicesindaca Marianna Legista, ai due ex sindaci Nicola Pice e Michele Coletti e al professor Enzo Robles che, sulla figura di Arcangelo Pastoressa, scrisse nel 2021 il libro “Storia di una democrazia conquistata”.
«Fu un grande protagonista della vita democratica e amministrativa di Bitonto della prima metà del Novecento, un uomo che è stato sindaco animato da grandi ideali e che ha saputo contribuire col suo esempio di vita alla crescita della democrazia nella nostra città» commenta Nicola Pice, ricordando l’importanza del libro di Robles nella riscoperta di questo protagonista della storia cittadina.
Tra i familiari che hanno ricordato l’importanza di questa figura per la storia cittadina, la nipote Mariella, che sottolinea quanto questi momenti siano fondamentali questi momenti di riscoperta della memoria cittadini, specialmente per i giovani, in un momento in cui assistiamo spesso ad una dispersione dei valori: «Di umili origini e vicino agli ideali salveminiani, già a 28 anni fu assessore. Con l’avvento del fascismo si dichiarò subito antifascista e fu per questo perseguitato. Fu sempre vicino alle fasce più deboli della popolazione e, nonostante fosse autodidatta, dimostrò grandi capacità di amministrare, riconosciute da tutti. Tra le varie battaglie intraprese, si impegnò affinché Santo Spirito tornasse a Bitonto».