E’ davvero una brutta storia quella che si annida minacciosa all’ombra dei nostri ulivi secolari.
Questi alberi meravigliosi e dolenti, che da sempre sono la nostra ricchezza e la nostra stessa vita, sono seriamente a rischio.
L’attacco arriva dai soliti funghi, un batterio di nome xylella e, forse, una multinazionale brasiliana, la Monsanto.
In realtà, come sempre, c’è la mano vorace di chi vuole speculare sulle calamità, spesso artatamente causate.
Anche perché sono una infinità le contraddizioni e i punti interrogativi in questa vicenda.
Dove “sono state incredibilmente sbagliate tutte le mosse“, come ha giustamente rimarcato, ieri pomeriggio nella Sala degli Specchi del Comune, Gino Ancona, infaticabile promotore del Coordinamento per la difesa dell’Ulivo.
Perché sì, può capitare che da un convegno di luminari in materia un batterio fugga via – chissà se era incravattato o meno, l’ospite invisibile e tanto pernicioso – e vada ad attaccare numerose piante d’olivo, ma non è possibile che poi la legna ammalata venga tagliata e trasportata in zone anche lontane centinaia di chilometri per ammorbare altri alberi. E la quarantena? Boh…
Allora, piovono 16 milioni di euro per risolvere la grave questione, che è fondamentale sia “sempre più grave”, allargandola a macchia d’olio, è il caso di dire.
Si estirpi tutto, dunque, ma senza rimborso per gli olivicoltori. Per fortuna, stamane lo stop da parte del Tribunale amministrativo regionale.
E non tiene l’accusa lanciata contro la multinazionale brasiliana Monsanto, che non ha interessi diretti. Che sia la vecchia tattica militare romana del metus hostilis? Storniamo l’attenzione da chi davvero ha l’auri sacra fames?
Articoli di giornale e testimonianze autorevoli alla mano, lo ha fatto capire a chiare lettere il naturalista Angelo Passalacqua, che ha pure sottolineato come “gli ulivi ogm non esistono, non possono esistere“.
Non è un caso che la magistratura abbia aperto una indagine per dolo in tutto questo orrendo bailamme.
Forse è vero che il problema ha origini sociali, economiche e politiche. “Bisognerebbe tornare a tecniche di coltivazione più naturali“, sono stati d’accordo tutti i presenti – molto qualificati, perchè davvero addetti al settore.
In più, Gino ha proposto che l’amministrazione comunale organizzi un autobus per andare a rappresentare alla marcia di Lecce la nostra città, “che non a caso ha al centro del suo stemma proprio l’albero di ulivo. Attendo risposte“.