Nell’intervista
rilasciata qualche giorno fa a “La Stampa” e ad altri giornali
internazionali, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, commentando lo
strepitoso successo alle consultazioni europee, sottolineava come «l’Italia ha scelto la stabilità e per noi stabilità
significa fare riforme molto dure e molto forti. Possiamo permetterci di dire
che vogliamo cambiare l’Europa perché partiamo da noi. Perché da noi, dopo 70
anni, non si è votato per le Province».
Già, le Province.
In tutto questo bailamme avevamo quasi dimenticato
che dal 1°luglio saranno completamente svuotate (non abolite, perché per farlo
serve una legge costituzionale) e inizierà il loro commissariamento, in attesa
che dal 1° gennaio 2015 partano le città metropolitane.
Sono 10 per adesso (Roma, Napoli,
Torino, Milano, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Venezia e Reggio Calabria), poi
arriveranno altre.
A guidare la Città metropolitana sarà un sindaco metropolitano
che, a differenza dei presidenti delle Province, potrà essere eletto, ma
soltanto previa istituzione di un’apposita legge.
In alternativa, il sindaco
metropolitano coinciderà con il primo cittadino della principale città e non
percepirà indennità aggiuntiva.
Ma, conditio (quasi) sine qua non per poter decollare, ogni Città
metropolitana deve approvare all’unanimità uno Statuto.
E il problema è proprio
questo, perché almeno per quanto riguarda Bari ancora nessun passo è stato
mosso in tale direzione. E tutto deve essere compiuto entro la fine dell’anno.
«Approvare all’unanimità lo statuto della Città metropolitana è
impresa assai difficile, e il problema è che non si è fatto ancora niente per
intavolare una discussione. Anche a livello operativo, la situazione è ancora
molto confusa» sottolinea il sindaco Michele Abbaticchio.
Che conferma il suo
“no” fermo all’adesione della città dell’olivo nel nuovo ente sovracomunale.
Rifiuto, però, che potrebbe servire a poco se gli altri Comuni confinanti non
faranno lo stesso. «Il nostro “no” non è sufficiente – spiega il primo
cittadino – perché è necessario trovare qualche Comune limitrofo che ci
consenta di uscire dai confini della città metropolitana e di collegarci alle
aree vaste restanti, e purtroppo enti locali come Altamura, per esempio, non
hanno ancora iniziato la discussione a riguardo. E, se non deliberano, il loro
silenzio sarà considerato assenso. Inizieranno a discuterne soltanto in questo
mese».
E neanche l’Unione dei Comuni (http://www.dabitonto.com/cronaca/r/norme-in-materia-di-riordino-territoriale-dei-comuni-fusioni-unioni-convenzioni-e-consorzi/2574.htm), di
cui si parla ormai da anni, potrebbe essere la soluzione migliore perché «non
serve ad uscire dalla città metropolitana, ma serve soltanto a potenziare il
ruolo di Bitonto al suo interno, in quanto capofila», conclude Abbaticchio.