“Forse è stata l’esperienza più bella della mia vita”.
Il professor Antonio Moschetta (l’immagine a corredo dell’articolo è tratta dal servizio del TgNorba, ndr) è un lucente fiume in piena. Qualcuno potrà osservare: e quando mai non lo è?
Certo, il suo modo di divulgare le ultime scoperte della scienza che riguardano i suoi campi di (ultra)competenza è sempre vorticoso e appassionante, ma, questa volta, le sue parole hanno dentro la forza segreta dello stupore. Che è esplosa in lui dopo l’incontro con i carcerati baresi, organizzato due giorni fa dalla Camera penale del capoluogo.
“Esperienza meravigliosa, incredibile – rifiata e riprende a raccontare -. Sono stato lì dalle 15 alle 18. Pochi hanno letto il mio libro così bene come loro. Erano 19-20 della altissima sicurezza, braccio quarto. Credimi. Domande dure, discussione bella, tutti insieme giudici, avvocati, Direttore di carcere e loro. Ma loro, i ragazzi hanno fatto la differenza”.
Lo scienziato dal cuore grande e umile è stato letteralmente conquistato: “Parlavano bene, interessati, in silenzio: farine, lieviti, celiachia, malattie infiammatorie, tumori. Ogni argomento è entrato nelle loro domande con cognizione di causa. Credimi, davvero micidiale come avevano studiato e anche quanto erano interessati ed educati”.
“Molti credono che negli incontri io dia tanto, ma in realtà io prendo molto di più da chi interviene e con me dialoga. Pensa che questa notte per la gioia non sono riuscito a dormire”, sorride Antonio ed è il ritratto della felicità.