Non è bastato l’allarme lanciato dagli agricoltori locali, specie nell’affollata marcia di Lecce, due domeniche fa.
Non ha sortito l’effetto sperato anche il grido di dolore di Gino Ancona, messosi alla guida degli olivicoltori bitontini per portare in Salento la testimonianza di una presenza significativa, quella di Bitonto, città che ha nello stemma la pianta sacra ad Atena.
E che, però, non è riuscita nel tempo a creare un “ufficio agricoltura”, nonostante dalla terra tragga da sempre ricchezza e vita.
Dunque, l’affaire Xylella fastidiosa – gestito in maniera maldestra dai politici pugliesi, dinanzi allo sfacelo immobili, tutt’altro quando si è trattato di direzionare la cifra ingente destinata alla bonifica degli alberi infetti – sta correndo precipitosamente verso l’epilogo più disastroso immaginabile.
Balsamo fugace è stato lo stop imposto dal Tar alla mattanza di ulivi secolari, tentativo frettoloso e insensato di arginare gli effetti deleteri del batterio.
Ieri, dunque, il ministero dell’agricoltura francese ha ufficializzato l’embargo nei confronti di 102 specie vegetali provenienti dalla regione Puglia (tra esse: viti, fico, albicocco, mandorlo, pesco, agrumi, ciliegio gelso e diverse piante ornamentali). Un colpo mortale inferto alla nostra produzione.
“Ci vogliono mettere in ginocchio, perché così si dipenda in tutto e per tutto da altri paesi. Stanno dividendo il pianeta in zone di produzione e zone di consumo, tenendo queste strettamente vincolate a quelle, infliggendo così condizioni di povertà altrimenti irrealizzabili. Dobbiamo difendere con i denti la nostra terra, restando sempre molto attenti. Tutti“, ribadisce con usuale energia Gino.
In queste ore, il ministro Martina proverà a chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti tutti, cioè a trovare una soluzione a questa quasi inevitabile apocalissi.
Staremo a vedere…