I versi della poetessa Lizia de Leo sono balsamo per le ferite del cuore.
Al termine della Settimana santa, oggi, Lunedì dell’Angelo, non solo “pasckone“, riflettiamo tutti, indipendentemente dal credo religioso d’appartenenza, sul tempo che scorre (o siamo noi che scorriamo, come intuì dolceamaro Beniamino Placido?), la sua “clessidra perversa” e la necessità di volgere tutto “in spazi del cuore/in oasi di lentezza/in pause di saggezza/e di autenticità”
Perché la Poesia non si sottrae mai al confronto – pur duro, pur doloroso – con la Storia.
Leggiamo.
Questo tempo
Questo tempo
che scorre rapido
e negli anni
divora i giorni.
Questo tempo
che si declina
su strumenti segnatempo
e valuta accadimenti
e registra loro origine e fine.
Questo tempo
che talora ristagna, rallenta
incolla quasi le lancette
allo strazio e al dolore.
Questo tempo
troppo lungo per chi aspetta
troppo lento per chi soffre
troppo breve per chi
si illude di possederlo.
Questo tempo
che è demone incalzante
clessidra perversa
in perenne accelerazione,
gomitolo che si avvolge
incessantemente.
Questo tempo percepito
come agguato angosciante
da chi ha fretta ed è in corsa
o come ritmo vitale
da chi sa sperare e sognare.
Questo tempo,
pur drogato da impegni
e da affanni,
diventi
dono esistenziale
per circoscrivere l’anima
di leggerezza,
esercizio scaramantico
per esorcizzare
il suo fluire inesorabile
e trasformarlo in spazi del cuore
in oasi di lentezza
in pause di saggezza
e di autenticità.