Antidemocratiche e capotiche.
Non usano mezzi termini gli oltre 230 firmatari della petizione popolare datata 1° agosto per giudicare le due ordinanze con le quali il sindaco Michele Abbaticchio ha cambiato il percorso e le fermate del servizio di pubblico cittadino.
I firmatari (“i lavoratori pendolari ed utenti del trasporto urbano ed extraurbano”, come si definiscono) chiedono allora al primo cittadino «di revocare le ordinanze n°215 e n° 217 del 2013».
Secondo le convinzioni degli oltre 230 viaggiatori, le misure introdotte da Abbaticchio sono antidemocratiche «perchè nella valutazione complessiva di tutti gli interessi della cittadinanza, non prendono in esame le esigenze reali». Che sono «quelli di avere tempi di percorrenza certi e della durata più breve possibile. Cosa che lo spostamento dei capilinea e l’allungamento delle corse di circa 2 km non garantiscono».
Le misure sindacali, poi, sono anche capotiche «per gli argomenti, inquinamento atmosferico ed acustico e disagi alla viabilità, che Lei pone a fondamento». La petizione, infatti, sottolinea che «per quanto riguarda l’inquinamento acustico, buona parte del parco autobus delle società di trasporto è costituito da veicoli della categoria Euro 4, con un tasso molto limitato di emissioni nocive, mentre il rimanente è in via di sostituzione con mezzi di uguale categoria, se non migliore (Euro 5)».
Se davvero si vuole dare un segnale sull’inquinamento, i firmatari chiedono allora di «interdire alla circolazione stradale l’intero traffico veicolare in zona».
Sulla questione viabilità, invece, i viaggiatori ritengono che le misure prese non aiutino a migliorarla, perchè «l’allungamento del percorso delle linee di trasporto produrrà disagi alla viabilità in altre zone della città. La percorrenza da parte degli autobus di vie non idonee a sostenere tale tipo di circolazione produrrà l’allungamento dei tempi di marcia e di arrivo a destinazione, creando disagi su disagi».
Per questo, allora, la richiesta è una soltanto: «la revoca delle ordinanze in questione».