Sabato sera idilliaco in una casa di Porta Robustina.
La famiglia del Mulino Bianco o giù di lì (sarà farina, quella che si scorge in
quell’angolo?).
Un uomo,
dopo una settimana di duro lavoro, si concede un fine settimana da casalingo e
decide di dare una mano alla consorte nelle faccende domestiche.
Immaginiamo.
Una
lucidatina ai soprammobili, sempre tanti, sempre troppi, un’aggiustata a quella
tenda birba che casca penzoloni di lassù, una lampadina che illumina ad
intermittenza da sostituire.
Infine, una bella pulita alla pistola (la pistola?).
Già, fra le incombenze da espletare di tra le pareti domestiche c’è pure
quest’oneroso compito.
Trattasi
del ferro (in tutti i sensi) del mestiere, la forbitura va fatta con cura estrema.
D’improvviso, “zzzzzzz”…
No, non è la vocina della coscienza che ronza forse tristi
verità.
E’ una
fastidiosa zanzara che vola insistente nei pressi dell’uomo intento alla
delicata operazione.
Solo l’idea che possa essere punzecchiato da quest’insetto filiforme e
vampiresco fa adirare l’omino.
“R
murt – e saranno davvero innumerevoli, schiacciati in ogni dove del mondo -, d re zambeun!” è vernacolare esclamazione che connota il
bitontino in tutto il tacco dello Stivale e oltre.
Non è escluso che il casalingo avrà pensato – o detto – proprio questo, quando d’istinto ha
fatto un brusco movimento con la mano per allontanare il dittero tedioso.
Non essendo
però assicurato il grilletto dell’arma da fuoco – ovviamente di proprietà
altrui e presa in prestito per un tempo non precisato – è partito un colpo che,
lungi dal beccare la zanzara, s’è tragicamente conficcato nel collo della
moglie.
Il panico.
La paura. Il terrore. La corsa disperata all’ospedale. L’intervento chirurgico.
La donna che presto sarà dimessa. Un sospiro di sollievo da parte di tutti, che avevano temuto
il peggio.
Meno male.
E, tornata a casa, anche lei sussurrerà fra sé e sé: “R murt de re
zambèun“…