L’abbandono selvaggio dei rifiuti è uno dei problemi con cui, quotidianamente, le campagne e le periferie delle città si trovano ad aver a che fare. Sia concittadini che lì trovano il luogo ideale per abbandonare i propri rifiuti ingombranti, sia cittadini dei paesi limitrofi che, per sfuggire alle regole della raccolta porta a porta, utilizzano l’agro e le periferie per lasciare i propri rifiuti, inquinando e infliggendo un danno di immagine al territorio.
Di questo e, più in generale, delle tematiche ambientali si è parlato nei giorni scorsi a Fatti e Misfatti, l’approfondimento giornalistico di TeleDehon, realizzato in collaborazione con la Gazzetta del Mezzogiorno, in onda sul canale 18 del digitale terrestre.
In studio una rappresentanza di alunni dell’Istituto Comprensivo Cassano – De Renzio, accompagnati dal dirigente scolastico Anna Maria Bellezza e dalle docenti Marisa Antenori e Anna Maria Cutrone.
«Il fenomeno del sacchetto selvaggio si sta diffondendo a macchia d’olio. Le campagne sono trasformate in discariche. Spesso si tratta di rifiuti pericolosi – introduce il conduttore Gianpaolo Balsamo – La Puglia continua a procedere a piccoli passi verso la chiusura del ciclo dei rifiuti. Rimane bassa la percentuale di raccolta differenziata e il 48% dei rifiuti continua a finire in discarica. Il 28,7% delle infrazioni sul ciclo dei rifiuti, sul totale nazionale, è in Puglia, che ha la percentuale più alta. Le amministrazioni cercano di ricorrere ai ripari».
«Ma cosa stanno facendo?» chiede agli ospiti in studio.
«Il “porta a porta” è l’unico strumento che permette di raggiungere le percentuali previste dalla legge, la quota del 65%, anche se non dobbiamo più ragionare in questi termini. Non è vero che funziona solo nei comuni piccoli. Lo dimostrano i casi di Andria e Barletta. I sindaci che avviano il “porta a porta” sono eroici, perché si scontrano con le resistenze dei cittadini. Spingere in tal senso non porta voti – spiega Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Il 2017 è stato l’anno dell’approvazione del pacchetto sull’economia circolare dei rifiuti, che introduce tra gli obiettivi la riduzione di discariche ed inceneritori, la riduzione del secco residuo e degli imballaggi e la lotta all’obsolescenza programmata, spingendo per prodotti che debbano durare molto di più per non diventare subito rifiuti. Procediamo a piccoli passi in Puglia verso la chiusura del ciclo dei rifiuti. I comuni “ricicloni” sono solo 84 su 258. L’economia dei rifiuti è ancora circolare. Non riusciamo a comprendere che il rifiuto può diventare una risorsa che genera occupazione ed economia. Questo succede anche perché non ci sono strutture idonee a valorizzare i rifiuti differenziati. Oltre a questo, c’è anche il problema amianto. La Puglia ha un piano approvato, ma mai attuato. Abbiamo il problema dell’abbandono selvaggio degli pneumatici fuori uso, rifiuti pericolosi, nonostante ci siano tre impianti che li trattano, a Corato, a Manfredonia e a Massafra. Per migliorare l’ambiente non serve solo la responsabilità di Regione e comuni. Serve un ciclo integrato di responsabilità. Anche i cittadini devono contribuire, modificando stili di vita e riducendo i rifiuti. Tutti noi possiamo avere comportamenti sbagliati, ad esempio gettando nei tubi di scarico olii usati, acque di derivazione lattiero-casearia. Non si raggiungono importanti risultati senza la consapevolezza del cittadino».
Si esprime in toni ottimistici il secondo ospite in studio, il maggiore Gaetano Paciullo, comandante della Polizia Locale di Bitonto, riferendo che la consapevolezza sui problemi ambientali sta prendendo sempre più piede, a cominciare dalle scuole: «Certo, ci sono problemi legati alle caratteristiche del territorio, tra i più vasti, con un agro infinito. Abbiamo risorse scarse. Basti pensare che, essendo un territorio anche a vocazione turistica, con 318 Km quadrati, dovremmo avere un personale di 102 unità. Ne abbiamo 37. Dobbiamo ricorrere a strumenti come fototrappole, vigilanza ambientale nelle prime ore del mattino. Ho preparato la figura dell’ispettore ambientale, istruendo e preparando alcuni dipendenti dell’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti. Facciamo iniziative come la pulizia del Tiflis, in collaborazione con le associazioni. Qualche risultato positivo lo stiamo avendo, ma è ancora poco per un territorio così vasto. Si continua ad inquinare e a danneggiare l’immagine, senza contare la beffa che subiscono i proprietari dei terreni, costretti a liberare il proprio fondo dai rifiuti lasciati da altri».
E sul sistema “Porta a porta” Paciullo aggiunge: «È necessario introdurlo in tutta la città. Con gestione promiscua è difficile avere un conteggio esatto della quota di raccolta differenziata, in base al quale abbassare le tasse sui rifiuti».
A discutere sul ruolo dell’informazione e dei giornalisti, è in studio Viviana Minervini, redattrice del “Da Bitonto”: «Il nostro compito è quello di stare sul territorio, osservarlo e fare in modo che ci sia meno distanza tra cittadini e amministrazioni pubbliche. Capita spesso di ricevere segnalazioni da cittadini che preferiscono rivolgersi a noi piuttosto che alle forze dell’ordine. Ecco perché andrebbe ridotta la distanza. Strumenti come Youpol. L’applicazione per cellulari recentemente introdotta, possono contribuire in questo. I comuni potrebbero pensare a qualcosa del genere per invogliare i cittadini a segnalare. Stampa e amministrazioni cercano di informare, ma spesso i cittadini non leggono».
Durante la trasmissione si è anche parlato di inceneritori e di pericoli di ecomafia.
«La puglia, sia per le sue caratteristiche geomorfologiche, che per la sua posizione geografica, è a rischio di traffici illeciti e tombamenti di rifiuti, nelle sue 2500 cave sparse nel territorio – spiega Tarantini – Sugli inceneritori siamo sempre stati contrari. È una politica che ormai anche l’Unione Europea ha messo da parte. Spesso in Puglia, abbiamo optato per la modalità di smaltimento più economica, la discarica, fino a quando si sono riempite. Spesso per evitare di fare nuove discariche e per non impegnarsi nella raccolta differenziata si opta per l’inceneritore. Ma tutto ciò e superato».
La giornalista Minervini sottolinea, invece, i pericoli sulla salute dei cittadini: «I cittadini hanno il diritto di avere dati aggiornati e sapere se ci sono aumenti di neoplasie, e se questi sono collegati alla qualità dell’ambiente. Spesso si dice che per essere in salute bisogna mangiare bene. Ma cosa possiamo fare se frutta e verdura sono coltivati talvolta in terreni inquinati? La tutela dei cittadini deve essere al primo posto nelle priorità di chi gestisce la cosa pubblica».