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Home » “Pino Pascali. Insorgenza dell’immaginifico”, l’interessante mostra alla Galleria Nazionale della Puglia

“Pino Pascali. Insorgenza dell’immaginifico”, l’interessante mostra alla Galleria Nazionale della Puglia

L'artista che interpretò la vita della nostra nazione nel secondo dopoguerra, durante il boom economico, con uno sguardo lungimirante e profetico

Lucia Maggio by Lucia Maggio
23 Dicembre 2018
in Cronaca
“Pino Pascali. Insorgenza dell’immaginifico”, l’interessante mostra alla Galleria Nazionale della Puglia
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È stata inaugurata venerdì scorso alla Galleria nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna” a Bitonto, la mostra “PINO PASCALI. Insorgenza dell’immaginifico”, promossa dal Polo Museale della Puglia, dalla Galleria nazionale della Puglia, con il patrocinio del Comune di Bitonto e della Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare.
La mostra, curata da Massimo Bignardi (professore di Storia dell’arte contemporanea, Università di Siena) e Nuccia Barbone Pugliese (direttrice della Galleria Nazionale della Puglia), propone una selezionata scelta di disegni, dipinti, gouaches, bozzetti per scenografie realizzate dall’artista nell’arco circa di dieci anni, dalla fine dei Cinquanta al 1968, anno della sua tragica morte non ancora trentatreenne e provenienti principalmente dalla collezione Battista, nonché da altri collezionisti pugliesi.
“Con questa mostra – scrive Mariastella Margozzi nella presentazione al catalogo pubblicato da Claudio Grenzi Editore – il Polo museale della Puglia e la Galleria nazionale della Puglia a Bitonto diretta da Nuccia Barbone Pugliese intendono celebrare Pino Pascali nei cinquant’anni dalla sua prematura scomparsa. Si tratta di un contributo di grande importanza, che approfondisce con molte opere di grafica pubblicitaria, messe gentilmente a disposizione dal collezionista Gino Battista, un aspetto fondamentale del percorso dell’artista, che ha poi raggiunto maturità e riconoscimento con le sue più famose installazioni di materiali poveri. Le opere su carta che questa mostra presenta, schizzi, ma anche disegni più dettagliati e completi che spesso riportano alla memoria di molti di noi immagini note di caroselli televisivi, testimoniano la vivacità inventiva di Pascali, la sua fervida immaginazione, condizione indispensabile questa per poter approdare a idee compositive di immediato impatto come quelle concretizzate nelle opere successive.”
“Siamo lieti – rileva il Sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio – di sostenere l’organizzazione di questa importante mostra dedicata ad uno dei grandi artisti della nostra Puglia in un luogo così importante come la Galleria Nazionale della Puglia, che ci onoriamo di ospitare nella nostra città di Bitonto.”
Una traccia di segni, di figure, di immagini che filtravano dal luminoso scherma della televisione italiana in bianco e nero, incidendo, osserva Nuccia Barbone Pugliese, “sulla fantasia di una nazione che, in quella stagione, viveva l’apice del ‘miracolo economico’. Una traccia che Gino Battista ha saputo cogliere come fil rouge della sua collezione”.
“«Il gioco non è solamente appannaggio dei bambini», è quanto Pino Pascali confidava a Carla Lonzi nel ben noto dialogo, apparso nella rivista “Marcatrè” nel 1967: è un pensiero – rileva Massimo Bignardi nel saggio al catalogo pubblicato da Claudio Grenzi Editore – che riassume sia la sua vulcanica esperienza creativa, partecipe di una accesa stagione culturale e sociale vissuta nell’Italia del ‘miracolo economico’, sia la sua stessa vita, consumatasi tragicamente in un giorno di fine estate del 1968. Essa suggerisce l’idea del gioco come espressione di un’identità esistenziale che, negli anni, ciascuno di noi elabora come sviluppo del proprio immaginario in dialogo con il Sé collettivo, accogliendo il pensiero di Jung. È il file rouge che attraversa l’intero percorso creativo proposto da questa mostra di disegni e di dipinti realizzati da Pascali per la pubblicità, nucleo centrale di una delle più note collezioni d’arte contemporanea della Puglia; la collezione Battista.”
 
In occasione della mostra è stato pubblicato da Claudio Grenzi Editore il catalogo contenente, oltre al saggio di Massimo Bignardi e l’intervista di Nuccia Barbone Pugliese a Gino Battista, i contributi storico critici di Mariastella Margozzi, Rosalba Branà, Isacco Cecconi, gli apparati biografici e bibliografici, curati da Paola Torre e un’ampia documentazione delle opere in mostra
 
GIUSEPPE PASCALI all’anagrafe, divenuto Pino per tutti è nato a Bari il 19 Ottobre 1935. Ha vissuto a Polignano a Mare fino al 1940, quando allo scoppio guerra, il padre Francesco, funzionario di polizia del Regime e addetto all’Ufficio Emigrazioni venne trasferito, con al seguito tutta la famiglia, a Tirana. 
Nel 1956, dopo aver sostenuto l’esame di maturità presso il Liceo Artistico di Napoli, si trasferì nella Capitale per seguire i corsi di scenografia tenuti da Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti; si diplomerà nel 1959, ottenendo il massimo dei voti e la lode, con una tesi dedicata a André Antoine, regista teatrale e cinematografico francese. La sua attività di scenografo, disegnatore e creativo, in collaborazione con lo Studio Saracini e con la Lodolofilm, era iniziata già prima del diploma, esattamente nel settembre 1958, e si protrarrà fino all’anno della sua morte, così come l’intenso legame d’amicizia con Sandro Lodolo. Come pubblicitario lavorerà per le più importanti aziende: Agip, Algida, Autoservizi Maggiore, Caffè Mauro, Cirio, Ferrovie dello Stato, Sigarette Amadis, solo per citarne alcune; collaborerà inoltre, alla realizzazione di qualche puntata della celebre trasmissione televisiva Carosello. Al luglio del 1959 risale la sua prima partecipazione alla mostra “Giovani scenografi” per il Festival dei Due Mondi a Spoleto, dove esporrà alcuni bozzetti realizzati per le opere teatrali e liriche Amleto, Giulio Cesare, Tristano e Isotta. Pascali ebbe la possibilità di allestire la sua prima mostra personale a gennaio del 1965, presso la Galleria la Tartaruga di Plinio De Martiis, a Roma; in quell’occasione espose Colosseo Ruderi sul prato, Muro di pietra, Biancavvela, Grande bacino di donna, Seni. Le opere degli anni precedenti invece, quelle che potremmo definire del ‘periodo giovanile’, compresi quindi gli assemblaggi realizzati intorno al 1964, con materiali di recupero, come l’Araba fenice, Pinguino, l’Arcangelo dell’autostrada, non vennero mai esposte e vennero distrutte dal padre inseguito alla sua morte, per adempiere ad un desiderio che era stato espresso da Pino stesso. Le prime opere del ciclo delle ‘armi’ furono invece esposte nel1966 a Torino, presso la Galleria Gian Enzo Sperone. Nello stesso anno Pascali allestì presso la galleria romana l’Attico di Fabio Sargentini una mostra in due atti: il primo prevedeva l’esposizione del ciclo degli animali e dei trofei, il secondo invece: Il Mare, Barca che affonda, Balene. All’inizio del 1967 tiene la sua prima personale all’estero, precisamente alla Thelen Galerie di Essen, in Germania. In quegli anni la sua attività espositiva fu inarrestabile: in ottobre allestì una mostra alla Galleria Jolas di Milano, presentato da Cesare Brandi, in dicembre alla Galleria nazionale d’Arte Moderna di Roma, presentato da Palma Bucarelli. Il 1968 cominciò con una mostra personale allestita alla Galleria Ars Intermedia di Colonia, e poi a febbraio partecipò alla VI Biennale di Roma, esponendola prima opera di un nuovo ciclo: Vedova Blu. Poco tempo dopo presentò per la prima volta i Bachi da setola, presso la galleria Jolas di Parigi, presentato da Giulio Carlo Argan. Arrivò poco tempo dopo la possibilità di allestire una sala personale nella prestigiosa cornice della XXXIV Biennale di Venezia, dove espose tra le altre opere: Pelo, Contropelo, Cesto, Stuoia, Le penne di Esopo. A luglio prese parte, insieme a Fabio Sargentini, Jannis Kounellis ed Eliseo Mattiacci al film di Luca PatellaSMKP2, che può essere considerato il suo ultimo lavoro. Un’incidente in moto, infatti, avvenuto presso il Muro Torto, a Roma, alla fine dell’agosto di quello stesso anno, metterà fine alla vita di Pino, che morirà l’11 settembre, a causa delle gravi ferite riportate dopo l’impatto.
 
 
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