Felice
Mastrangelo, dalle 21 di sabato sera, è una persona diversa.
E’ un uomo ed un onesto lavoratore ferito. Non tanto per gli otto punti di sutura
al sopracciglio sinistro causati dall’incidente stradale in cui è stato
coinvolto suo malgrado – quelli passano e non fanno male – quanto per la
lacerazione profonda del suo cuore che proprio non riesce a dargli pace.
La sua storia, triste, ennesima pagina nera per la nostra città, è ormai nota.
Lui è il gioielliere che sabato scorso, nei pressi della piscina comunale di
Bitonto, è stato sequestrato, rapito per pochi istanti da alcuni individui col
volto coperto da passamontagna.
Non gli hanno torto un capello, lo hanno caricato nella loro auto, un’Audi A3,
puntandogli la pistola alla testa ed intimandogli di non fiatare.
Attimi lunghissimi, secondi interminabili che avrebbero potuto trasformarsi in
minuti o addirittura ore, chi lo sa, se l’auto sulla quale viaggiava insieme ai
suoi sequestratori non fosse stata coinvolta in un terribile incidente stradale
a nemmeno 300 metri
di distanza dal luogo del rapimento, sulla sp 231 all’altezza dell’incrocio con
via Palo.
L’incubo è finito lì, con l’arrivo dei Carabinieri e della Polizia, e con
l’immediato soccorso a lui e ad uno dei suoi sequestratori, Fedele Montereale,
ancora ricoverato e guardato a vista dalla Polizia nel Reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale Di Venere di
Carbonara.
Ieri Felice Mastrangelo ha ripreso la solita routine quotidiana: ha riaperto i
suoi due punti vendita (tre considerando anche quello a Bari, ndr) e si è rimesso,
come sempre, a lavorare in silenzio, umilmente, circondato dall’affetto dei
suoi familiari, dei suoi dipendenti, e degli amici che arrivano alla
spicciolata a trovarlo nella sua bottega di via Matteotti.
Il solco però lasciato dall’episodio è profondo. “Non riesco proprio a
spiegarmi perché sia successo questo, sono 34 anni che lavoro in questa città,
a Bitonto, e penso di averlo fatto sempre al meglio, trattando tutti i clienti
alla stessa maniera, mettendo sempre la legalità prima di qualsiasi altra
cosa”, racconta in esclusiva il gioielliere.
“Non me lo spiego perché posseggo negozi che non vendono beni di grosso valore,
se non i trollbeads che adesso vanno di moda – continua Mastrangelo -. Non
riesco a capire lo scopo: non avevo denaro, mi hanno lasciato addosso portafoglio
e cellulari, non ho mai ostentato ricchezze, ho sempre avuto buoni rapporti con
tutti”.
“In 34 anni di attività a Bitonto è la prima volta che vengo colpito da episodi
del genere: mai sino ad ora, né in via Matteotti e né in via Rogadeo, è venuto
qualcuno a chiedere soldi, a pretendere un trattamento di favore, a rapinare il
negozio, mai”, rimarca sconsolato ripensando a quei secondi infiniti insieme ai suoi rapitori, durante i
quali “non ho avuto nemmeno il tempo di pensare a cosa stesse accadendo”.
Mentre a Corato veniva medicato dai medici del locale nosocomio, Mastrangelo ha
ricevuto la visita del Sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, che gli ha
manifestato l’ideale solidarietà della città.
Ed è proprio alla sua città adottiva che il gioielliere mira con lo sguardo dell’innamorato
tradito: “Leggo tutti i giorni di furti in casa, scippi, rapine, adesso anche i
sequestri, è arrivato il momento che si prendano provvedimenti seri per la pubblica sicurezza – evidenzia
il gioielliere -. Bisogna prevenire questi fenomeni, servono più forze dell’ordine
per strada perché quelle che ci sono, e che fanno egregiamente il loro dovere,
non bastano più”.
“Non è possibile, come cittadino che paga puntualmente le tasse allo Stato, che
ogni qualvolta organizzi un evento debba pagare di tasca mia una guardia giurata
privata, che serva a tutelare me e soprattutto i miei clienti”, ribadisce.
“Come possiamo difenderci? Dobbiamo girare armati? Dobbiamo trasformare la
città in un far west?”, sono gli amari interrogativi finali.
Passeranno settimane, per non dire molto di più, per riprendersi completamente
da uno shock simile.
Servirà molto l’affetto della gente comune, serviranno gli sguardi sinceri
della gente perbene.
Magari anche un saluto affettuoso al volo al signor Felice, per testimoniare
vicinanza e comprensione.
Sarebbe un bel gesto da parte di una città, della parte sana di Bitonto, che vuole combattere contro la
delinquenza ma che è ancora intrappolata tra mille paure ed un muro di omertà
ancora insormontabile.