Pagare
150mila euro per una sentenza sfavorevole della Corte europea dei
diritti dell’uomo? No, grazie.
È la
risposta che da Palazzo Gentile hanno inviato direttamente alla
presidenza del Consiglio dei ministri, che invece ha invitato il
Comune a mettere mano al portafoglio.
La
“contesa” nasce il mese scorso, allorché da Roma ordinano al
Comune di Bitonto“di versare la somma di € 148.736,00 comprensiva degli accessori
dovuti per legge, a seguito della sentenza della Corte europea dei
Diritti dell’Uomo sul ricorso n. 8061/2005 dell’8.12.2009,
divenuta esecutiva l’8.3.2010”.
A
rivolgersi alla Cedu è stato nel 2005 un cittadino bitontino che
riteneva di essere stato danneggiato da corso Vittorio Emanuele in
materia di espropriazione.
L’organo
giurisdizionale di Strasburgo gli ha dato ragione cinque anni dopo, e
dopo altri sei, a maggio, da Roma arriva il “gentile” invito di
pagare quasi 150mila euro. In base alla legge n°234 del 2012 che
stabilisce, tra le altre cose, come lo Stato deve rivalersi nei
confronti di Regioni o di altri enti pubblici responsabili di
violazioni del diritto dell’Unione europea.
Dal
Comune, però, non ci stanno e hanno deciso di impugnare il pagamento
in quanto convinto che“non sussiste responsabilità dell’Ente che nella determinazione
della sottesa indennità di espropriazione si è limitato ad
applicare l’art. 5 bis della L. n. 359/1992”.
Non
solo. “Il
Comune di Bitonto– è il ragionamento che si legge nella delibera di giunta – si
è limitato all’ applicazione delle leggi dello Stato, delle
sentenze dei giudici nazionali e della Corte Costituzionale di
trasmissione degli atti e documenti alla rappresentanza permanente
d’Italia presso il Consiglio d’Europa, rispetto alle quali al
Comune era preclusa qualsiasi facoltà di disapplicazione, e che, tra
l’altro, con ordinanza del 31/12/2015, su identica questione, il
Tribunale di Bari ha dichiarato rilevante e non manifestamente
infondata, la questione di legittimità costituzionale dell’art. 43
della Legge 24 dicembre 2012 n. 234, “nella parte in cui rendono
applicabile il diritto di rivalsa nei confronti del Comune”
rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale e sospendendo il
giudizio in corso”.
Impugnazione,
allora, con richiesta di sospensiva. Con la difesa affidata
all’avvocato Roberto Pezzuto, e una spesa complessiva di oltre 12mila
euro.