Il primo annuncio risale a quasi un anno e mezzo fa, allorché alle colonne del nostro mensile, il vicesindaco Rosa Calò annunciò che di lì a breve il Comune si sarebbe impegnato per realizzare un nuovo canile, grazie al progetto presentato da un soggetto privato.
A quell’annuncio è seguito il dimenticatoio.
Poi, improvvisamente, si torna a parlare di canile qualche giorno fa in Consiglio comunale, il dì del disco verde al Piano delle opere pubbliche triennali. Questa volta è stato il sindaco Michele Abbaticchio a sottolineare che tale intervento rappresenta una priorità.
E qualche giorno fa, la giunta comunale ha dato il via libera al progetto firmato dalla cooperativa Tasha e da Ediltecnica, presentato per la prima volta nel 2012, ex novo nel 2013, integrato poi negli anni successivi.
La (difficile) situazione odierna. Dal 1997 la sede del canile è in via Cela, in quello che una volta era il Mattatoio comunale. Nel 2001 il Comune, con apposite convenzioni annuali a titolo oneroso, ha affidato alla cooperativa Tasha i servizi di cura e mantenimento dei randagi catturati, dapprima all’interno della struttura dell’ex Mattatoio e, successivamente, anche all’interno del canile/rifugio realizzato sul suolo di via Cela ceduto in comodato, oltre a un insieme di ulteriori servizi connessi alla cura del randagismo canino, tutti rientranti in appositi progetti globali formulati annualmente dal predetto soggetto ed approvati da Palazzo Gentile.
Nel 2008, accade però che, dopo un controllo da parte dei Nas, il rifugio è sottoposto a sequestro, e disposto l’allocamento dei cani randagi catturati sul territorio comunale in un canile di Terlizzi, per il quale il Comune di Bitonto corrisponde € 2,50 per ogni cane più Iva. Quattro anni più tardi, nel 2012, la Tasha realizza anche un canile sanitario, sempre in quello che una volta era il “Macello”.
Conti alla mano, dunque, significa che da corso Vittorio Emanuele si spendono ogni anno oltre 144mila euro per la gestione di circa 400 cani randagi presenti nelle due strutture della Tasha, e 8mila euro per la gestione del canile sanitario.
E, come se non bastasse, l’immobile di via Cela necessita di interventi costosi, e i cani lì presenti non possono essere rimessi sul territorio, non essendo stata stipulata assicurazione contro le aggressioni.
Nuovo canile su un terreno confiscato. Vista questa delicata situazione, è anche il comandante della polizia municipale, Gaetano Paciullo, a “spingere” per la necessità di un nuovo canile.
Che, innanzitutto – leggendo il progetto – sarà realizzato su un suolo confiscato alla criminalità organizzata situato sulla Strada provinciale 231 tra Bitonto e Modugno, e poi provvisto di tre corpi di fabbrica da 22 cellule box doppie e 14 cellule box triple; un corpo di fabbrica da 30 cellule box doppie e 14 cellule box triple; un corpo di fabbrica per isolamento da 40 box singoli; un corpo servizi per accoglienza e deposito; piattaforma per la mobilità interna; area didattica all’aperto; impianti di servizi; aiuole ed alberature; una recinzione.
La struttura ha un costo complessivo di quasi due milioni di euro, avrà 400 posti, di cui la metà sarà a disposizione per i Comuni limitrofi, sarà dotata di un fabbricato per servizi degli operatori, di una infermeria/ambulatorio, depositi e volumi tecnici dotati dei tipici impianti tecnologici del tipo civile.
Sia la Tasha che la Ediltecnica – si legge nel progetto – hanno “il doppio intento di offrire e consolidare l’occupazione a favore di persone in alternativa al crimine e completare l’offerta del servizio già reso nella struttura comunale ove è allocato il canile sanitario”.