“Ti amo Michele by Alessia”, “I
miss you”, “Michele sei la mia
pazzia. Ti amo all’infinito”, “Tvb”.
No, non sono le dediche affettuose delle ammiratrici al sottoscritto, ma le
ennesime scritte che, da qualche mese, imbrattano e deturpano nuovamente il
monumento ai caduti presente in Piazza Marconi.
Monumento realizzato negli anni
’70 per onorare i “caduti in tutte le
guerre”, che “si offrirono in
olocausto per un mondo migliore”. Ed è proprio la costruzione di quel “mondo migliore” che vuol rappresentare
la struttura, simile ad un’impalcatura, che si innalza dall’altare
commemorativo.
Accusato da molti di scarsa esteticità, il cippo fu restaurato alla fine dello
scorso anno, nel mese di novembre. Una lapide in pietra con caratteri incisi
sostituì le lettere in bronzo che, negli anni, vandali irrispettosi avevano
asportato, mentre la sabbiatrice ripulì quelle scritte che ineducati ragazzini
avevano apposto.
Ma il nuovo candore ridato
a quella pietra non è durato molto. Non sono passati neanche cinque mesi senza
che qualche adolescente infatuata scrivesse diabetiche sdolcinatezze. 30 marzo
2013 è riportato tra un cuoricino e l’altro.
Nulla da eccepire sul sentimento espresso. Del resto, sappiamo bene che l’amore
“move il sole e l’altre stelle”, per
citare il Paradiso di Dante (anche se qui si tratta di quello con la minuscola).
Ma sarebbe opportuno che i ragazzini esprimano
direttamente all’interessato le proprie emozioni, senza rendere partecipi eventuali
cittadini che vogliano affacciarsi all’altare, a cui difficilmente può
importare qualcosa.
Un maggior impegno, da parte di famiglia e scuola, nell’insegnamento del
rispetto verso l’arredo urbano, non farebbe certo male, dato che è diffusissima
tra i ragazzini la pratica di scambiare qualsiasi superficie in pietra per il
proprio diario personale (o, nel peggiore dei casi, in un’edizione aggiornata
del libro del Kama Sutra).
Oltre a mancare di rispetto verso coloro per cui quel monumento è stato
edificato, tali scarabocchi vanificano tutti gli sforzi economici realizzati
per ripulirlo dalle scritte precedenti.
“E io pago!” avrebbe
commentato Totò.