Otto milioni di euro, frutto dei tributi versati dai cittadini bitontini e di un altro Comune del barese, che invece di essere poi girati nelle casse dei due comuni (uno, appunto, è Bitonto, ndr) sarebbero invece rimasti a disposizione della società di riscossione.
È questo il sospetto che muove gli inquirenti impegnati nelle indagini sull’attività della Cerin, società bitontina che da 20 anni gestisce e riscuote tributi locali per conto dei Comuni (a Bitonto il servizio, su decisione del Sindaco Abbaticchio, è stato internalizzato da un anno, ndr).
A darne notizia, stamattina, La Gazzetta del Mezzogiorno.
Le indagini, grazie alla voluminosa documentazione acquisita dai finanzieri del Nucleo Tributario di Bari e dagli uomini delle Tenenze di Bitonto e Gioia del Colle, si snodano su diversi fronti: dall’analisi dei conti correnti di Cerin, compresi quelli «dedicati» dal concessionario ai due Comuni, alle liste dei contribuenti bitontini nella disponibilità di Cerin e del Comune.
Tre le persone che risulterebbero indagate: Giuseppe e Mario Colapinto, padre e figlio, rispettivamente di 61 e 33 anni, il primo legale rappresentante, il secondo socio della Cerin, e Grazia Fiore, 47 anni, legale rappresentante di Cerin dal giugno 2013.
Ad aggiungere ulteriori difficoltà all’operato dei magistrati la causa avviata da Cerin da diversi anni nei confronti del Comune per un presunto credito di cinque milioni di euro. Credito che due diverse perizie hanno quantificato diversamente, comunque confermando la posizione di creditrice della società.
L’indagine, molto complessa, coordinata dal procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno, andrà avanti ancora per qualche mese.