Tornata la bella stagione, esploso il caldo estivo e moltiplicatosi il tempo
libero dei più giovani, anche la città ha ricominciato a vivere a pieno le sue fresche serate (e
spesso nottate) all’ombra dei palazzi sette-ottocenteschi del centro storico,
riproponendo un dilemma sorto dopo l’approdo della movida per le vie
antiche.
Il diritto del singolo o della comunità, quale dei due è bene che
prevalga?
Nelle scorse settimane, sono infatti giunte in redazione
non poche lamentele, per lo più a firma dei proprietari e gestori di locali che
quotidianamente si vedono costretti a fare il proprio lavoro sotto la costante
minaccia di querele e con un clima tutt’altro che ospitale nei confronti dei
loro clienti, in molti casi anche turisti in visita di piacere a Bitonto.
La questione è piuttosto complessa, perché se è vero
che spesso i locali superano i decibel consentiti e l’orario entro cui sarebbe
bene che il baccano cessasse, è altrettanto vero che non è il caso di tutti e a
pagare le conseguenze sono invece anche ristoranti e lounge bar la cui
tipologia è molto differente da quella del pub, per sua natura più caotico.
D’altra parte, non si può neppure far finta di non
comprendere il disagio degli abitanti della zona, abituati per anni al silenzio
e alla calma, sovente, per la verità, solo apparente, come evidenzia chi ormai
il centro storico lo vive.
Tuttavia, è un dato incontrovertibile che alcune stradine si siano trasformate in autentici e maleodoranti orinatoi o in ritrovi di chiassose compagnie che sfidano la pazienza dei residenti, anche anziani, o in angoli nascosti dove poter mandare “in fumo” la serata.
«Non sono
pochi gli episodi in cui il vicinato ha chiamato i vigili per noi, mentre da
sempre è costretto a fare i conti con motorini senza targa e conducenti senza
casco che sfrecciano tra i passanti, col rischio persino di investirli, senza
però che nessuno batta ciglio. O a macchine che anche a tarda sera passano
indisturbate per le vie del centro con il volume dello stereo assordante»,
lamenta rammaricato il proprietario di un locale.
«Per anni abbiamo rimproverato il vuoto in cui nostra città ci lasciava,
adesso che abbiamo ottenuto un nostro piccolo ma allo stesso tempo grande
riscatto perché dovremmo nuovamente arretrare? Non dobbiamo dimenticare che
quella che per molti è semplice e becera “movida” per noi è occupazione, forza
lavoro, è prospettiva futura, è sogno di realizzazione, mentre per la città è
turismo, è economia, è ottima gastronomia, è attrazione per i paesi limitrofi
da cui ogni week end ci raggiungono i nostri clienti. Potrei chiudere il mio
locale a Bitonto e aprire a Bisceglie o Barletta, in cui pure siamo sicuri
saremmo molto apprezzati, ma siamo nati e abbiamo vissuto in questo paese ed è
qui che speriamo di restare», conclude.