A dispetto del suo costume, di consueto battagliero, Gino Ancona è sconsolato.
Lo hanno ferito le parole dei bitontini, soprattutto. Quelli che non hanno colto la gravità del gesto.
Scuoiare vivo un leccio è come strappare la pelle ad un bambino.
“Peggio, ad un bambino muto, per questo non capisco perché hanno sottovalutato l’atto“, aggiunge rattristato.
Visto che nessuno si muoveva, ha provveduto lui a curarlo: “Ci ho spalmato un mastice che per solito si utilizza per gli innesti. Spero rallenti l’agonia della pianta“, illustra il difensore civico in pectore.
Che così conclude, con la proverbiale franchezza: “E’ ovvio che se chi è preposto alla manutenzione del verde pubblico, che non è solo intervenire per disinfestazione e potatura, se ne frega altamente, anche l’ultimo degli stronzi si sentirà in diritto di svellere via la corteccia dal tronco di un albero“.