Lasagne, focaccia, cannelloni, tortellini alla panna. Ma anche carne, pesce, frutta di stagione a volontà. Oltre alle tradizionali pasta con i legumi e/o ai contorni di verdura, pane comune e olio extravergine di oliva come unico condimento.
La mensa scolastica – 59 sezioni tra scuola primaria e quella per l’infanzia – si “rifà” il look ma diventa un po’ più cara per le famiglie bitontine.
Dall’inizio del mese, infatti, come ha annunciato la “Gazzetta del Mezzogiorno” tornata ieri in edicola, per i genitori far mangiare i propri pargoli a scuola costerà qualche euro in più. La tariffa minima, per esempio, passa dai 9 ai 10 euro, mentre quella massima non sarà più 86 euro bensì 104. In mezzo, chiaramente, tutti gli altri costi e le fasce di prezzo – legate al reddito – stabilite dall’amministrazione comunale, e le confermatissime esenzioni, riduzioni, e agevolazioni per i nuclei familiari più in difficoltà.
Ma perché questi aumenti? Da una settimana è scattato il cosiddetto menù invernale, e quindi tante novità sia sulla tipologia dei piatti serviti che sulla quantità, oltre a una conseguente lievitazione dei costi. Aumento, in realtà, non prettamente una sorpresa, in quanto legato alla nuova gara effettuata per l’affidamento del Servizio e ad alcune richieste specifiche dei genitori.
Ed ecco, allora. Un nuovo menù – fondamentale anche il ruolo di un nutrizionista – che ai piatti tipici e tradizionali accompagna più scelte, altri prodotti e, soprattutto, piatti più pieni e abbondanti, così come fortemente voluto proprio dalle famiglie.
E queste varietà accompagneranno i bambini fino a maggio, mese in cui terminerà il servizio di refezione per l’anno scolastico in corso.
Si tratta della seconda lievitazione “dovuta” dei costi decisa nel 2019 dall’amministrazione comunale, dopo quella dei servizi cimiteriali (clicca qui per articolo https://bit.ly/2EzKIgU).