Si è parlato ieri sera a Mariotto, in Piazza Roma, del problema Xylella e delle possibili spiegazioni di un fenomeno sul quale pare sia calato, negli ultimi mesi, un velo di silenzio mediatico.
La Xylella fastidiosa è un batterio delle piante trasmesso attraverso insetti vettori su di un’estesa varietà di queste. Il patogeno batterico pare sia stato scoperto sugli ulivi pugliesi e segnalato per la prima volta all’Unione Europea nell’Ottobre del 2013.
L’incontro di ieri sera è stato organizzato dall’associazione politico-culturale Bitonto in Movimento e da tutti i meetup dell’area metropolitana, che s’ispirano e riconoscono nelle iniziative politiche del Movimento 5 Stelle.
I relatori dell’incontro, introdotto e moderato dalla portavoce della Regione Puglia Rosa Barone (commissione agricoltura), hanno fornito un resoconto equilibrato della questione Xylella, sotto diversi aspetti, da quello agronomico-scientifico a quello politico e legale.
Il prof. Pietro Perrino, già direttore dell’Istituto di Germoplasma del CNR Bari, ha rilevato come la causa principale del problema non sia il batterio, che è una causa minore.
Si può parlare per la Puglia di disastro ambientale?
“Nel Salento la patologia si è sviluppata più che altrove per una concomitanza di fattori di natura ambientale (cioè uso o abuso d’insetticidi e altre sostanze chimiche) che inquinano l’ambiente e indeboliscono le piante di ulivo, che diventano così suscettibili ai patogeni come la Xylella. I patogeni sono però la conseguenza, non la causa del problema, che è da ricercare nei fattori ambientali. Per evitare il disastro ambientale è necessario ripristinare le buone pratiche agronomiche disinquinando l’ambiente come hanno fatto peraltro tanti agricoltori del Salento che sono stati più attenti e non hanno usato molti erbicidi, acaricidi, fungicidi”.
Dello stesso tenore sono le risposte date da Didier Ousset,coordinatore del Consorzio Lubyxil: “Se, come pretende l’UE, si va sradicare tutto, gli scienziati, i ricercatori non avrebbero più il materiale da analizzare, e inoltre in questo modo si darebbe ampio spazio all’invasione patogena. La Xylella è un problema presente ovunque. Negli Usa, ad esempio in California, la Xylella che colpisce la vite è un problema noto da decenni, e si sono spesi 20 milioni di dollari l’anno per risolvere il problema, senza tuttavia riuscirci, perché gli americani hanno praticamente distrutto tutto, tempestando la zona di pesticidi, erbicidi, ecc. ed eliminando così ogni forma di vettore patogeno. Il risultato è che si è dovuta sostituire la vite con gli Ogm ”.
L’Europarlamentare M5S, la tarantina Rosa D’Amato sostieneche si debba più correttamente parlare di essiccamento rapido dell’ulivo e non di emergenza Xylella: “Noi stiamo ancora aspettando dati certi sull’epidemia, nel frattempo abbiamo ripetutamente chiesto a Bari, Roma e Bruxelles di finanziare la ricerca alternativa per studiare le cause dell’essiccamento e le ragioni per cui il batterio Xylella abbia attecchito nel Salento. L’agricoltura salentina è in difficoltà sia per la crisi del settore, sia per il cattivo uso di pesticidi che ha indebolito i nostri terreni”.
Quale proposta ha messo in campo in Europa il M5S?
“Qui, stasera è riunito un pool di esperti facenti parte di un consorzio internazionale, che hanno fatto proposte alternative all’eradicazione degli ulivi secolari, una di queste riguarda l’uso di un enzim, che è in pratica un battericida naturale ma bisogna studiarne in vitro e poi sul terreno le dosi d’impiego per eradicare il batterio, proprio come prescrive la Direttiva europea. Quest’ultima si è ammorbidita nel tempo, passando dalla proposta di eradicazione quasi integrale delle piante a quella che prevede di sradicare la pianta infetta oltre a quelle che sono nel raggio di cento metri da questa”.
Hanno infine preso la parola Cristian Casili, agronomo portavoce della Regione Puglia e l’avv. Nicola Grasso, docente di Diritto costituzionale all’Università del Salento. Quest’ultimo ha rilevato che “soggetti come Tar e consiglio di Stato hanno verificato che tutto l’impianto normativo, dalla decisione dell’Unione Europea fino al decreto ministeriale e alle varie decisioni come quella di nominare un commissario straordinario, o quella di eradicare gli ulivi nel raggio di cento metri, è fallace. Inoltre la ricerca scientifica avrebbe dovuto coinvolgere i centri di ricerca mondiale, specie nei Paesi che conoscono il problema Xylella. Tutto questo è stato impossibile per una chiusura della ricerca che è stata riservata ad alcuni istituti universitari o laboratori.”