Quando
ci apre la porta della sua abitazione in via Palo, la signora Maria
Demichele, una vita passata tra i banchi di scuola elementare, vuole
chiarire subito una cosa.
«Sono
una donna alla quale piacciono tantissimo i cani – afferma
– ne ho avuto uno per tanti anni e non posso avercela
con loro. Mi innervosisco, però, quando la gente non sa gestirli ed
educarli».
Già,
perché quella che la signora Demichele denuncia è una di quelle
storie abbastanza comuni. La vicenda di alcuni amici a quattro zampe
(tre per l’esattezza) del suo quartiere che recherebbero non pochi problemi con i loro
latrati continui. Sia di giorno che di notte. In primavera come in
estate, in autunno come in inverno.
«Abito
qui da quasi due anni – racconta – e la prima cosa che ho
notato è che ci sono più cani che persone. Molte famiglie non sanno
gestirli e questo provoca non pochi problemi. E non solo a me, perché
qui tutti soffrono questa situazione ma nessuno ha il coraggio di
denunciare temendo atti di vandalismo».
«Vivo
una sorta di odissea – prosegue – perché per colpa dei
latrati sono costretta a tenere chiuse le finestre, ad accendere i
climatizzatori per poter ostacolare le grida, e a mettere i tappi
nelle orecchie».
Dopo
aver cercato di parlare con le famiglie interessate, ha deciso di
agire diversamente. Di scrivere e di denunciare. Lo fa una prima
volta già a luglio 2012 al commissariato di Pubblica sicurezza, ma
non ottiene risposta. Non si perde d’animo, e torna alla carica a
marzo di un anno fa scrivendo una lettera ai carabinieri, alla
polizia municipale, ai sindaco, alla Asl di Bari, all’Arpa e
all’Enpa, in cui racconta quello che le succede. Le degna di
attenzione soltanto l’Arpa, che però qualche giorno più tardi le
scrive che «il disturbo sonoro associato a comportamenti di
privati riveste l’esclusivo carattere del contenzioso privatistico,
che non possono essere trattate da questa agenzia ma nell’ambito del
contenzioso civile nelle opportune sedi».
L’Agenzia
regionale per l’ambiente, allora, non può fare niente, ma nel
frattempo la situazione continua e niente migliora, con la signora
Demichele (e gli altri condomini) costretti a convivere con i latrati
imperterriti dei cani. A settembre, allora, l’ex insegnante torna a
denunciare e lo fa con una missiva indirizzata ancora una volta ai
carabinieri, alla polizia locale, al sindaco, alla Asl di Bari,
all’Arpa, alla Lega italiana per la difesa degli animali e
dell’ambiente, all’Anpana (Associazione nazionale protezione animali,
natura e ambiente) e all’Oipa (Organizzazione internazionale
protezione animali). La sorte è sempre la stessa: silenzio
assordante dalle istituzioni, mentre chi continua a gridare sono gli
amici a quattro zampe.
«Non
riesco più ad andare avanti in questa situazione – si
sfoga la signora – e se le istituzioni non mi rispondono
non mi fermerò, perché cercherò di portare la questione anche
all’attenzione delle televisioni e non solo per far capire cosa
accade a Bitonto». Questa
situazione, infatti, sarebbe una cattiva prassi in più zone della
città dell’olio «perché, anche dove abitavo prima –racconta – avevo
sempre lo stesso problema e anche lì ho denunciato».
Già,
perché la signora Demichele ha una stella polare nella sua vita: il
rispetto della legalità e delle regole. Per sè e per gli altri.