E’ da tanto che cerco un modo di esprimere il mio dispiacere e la mia frustrazione per ciò che succede nel nostro paese ormai da troppo tempo. Penso sia arrivato il momento di parlarne apertamente cercando di fare il punto della situazione considerando la mia esperienza personale.
Sono uno studente che ha avuto la fortuna di viaggiare e vivere a contatto con diverse culture, specialmente negli ultimi anni, e ho compreso che ciò che stiamo vivendo rischia di diventare una spirale dalla quale difficilmente potremo venir fuori illesi. Dalle aggressioni di Partinico, Aprilia e Catanzaro ai colpi di arma ad aria compressa esplosi contro un operaio indiano a Terracina fino all’aggressione di qualche giorno fa nei confronti di Edith la donna italiana malmenata da un branco che mi rifiuto di considerare composto da italiani.
Potrei continuare per ore elencando tutti i casi nei quali cittadini extracommunitari o Italiani d’adozione siano stati oggetto di aggressioni nel nostro paese a causa del colore della loro pelle o delle loro origini. Ora pongo una domanda a tutti i lettori: non vi sembra particolarmente mortificante e, dal mio punto di vista, imbarazzante vivere in un clima di odio come questo nel 2019?
Dopo guerre, secessioni, battaglie e liberazioni di cui la storia è testimone non vi sembra piuttosto avvilente tutto ciò? A tal riguardo, riprendendo quanto dichiarato da Edith qualche giorno fa, “se Salvini sventola la bandiera del razzismo ad alta voce, chi prima era razzista ma aveva paura a farlo vedere, adesso non ha più timore e aggredisce, pensando di non essere mai punito“, mi viene immediatamente in mente Nelson Mandela che, in uno dei suoi celebri discorsi, suggeriva come nessuno nasca odiando chi ha la pelle di un altro colore, che professa una religione differente o che proviene da un’altra cultura.
Le persone imparano ad odiare, ma se possono imparare ad odiare è sicuro che possano anche imparare ad amare. Si, è proprio vero e lo condivido a pieno. Tutto sommato, l’emergenza scatenata dallo sbarco di migliaia di migranti sulle coste Italiane ed Europee è stato politicamente strumentalizzato per insegnarci che chi nasce in un paese non ha il diritto di vivere in un altro, che chi fa parte di una certa cultura non può integrarsi in un’altra e che chi ha un colore diverso non può abbracciare chi ne ha un altro.
Se da una parte tutto ciò mi mortifica, dall’altra mi stimola perchè credo ci sia ancora la speranza che le cose cambino e che la gente possa finalmente imparare ad amare la diversità come simbolo di progresso ed integrazione sociale. A tal riguardo mi sento in dovere di sottolineare che numerosi sono gli studi accademici che dimostrano come l’integrazione di diverse culture e background risulti in un ampliamento di conoscenza e abilità che, infine, si traduce in vantaggio economico. Perchè in un mondo così globalizzato come quello in cui viviamo, le economie nazionali necessitano mindset dinamici e cosmopoliti per fronteggiare la competizione e le sfide quotidiane. In effetti, tutto torna.
Se l’Italia, oggi, risulta essere una delle economie che cresce meno nell’Eurozona è probabilmente dovuto anche alla mancanza di collaborazione tra le diverse culture esistenti nel territorio e dalla totale assenza di volontà, da parte della maggioranza, di supportarne l’integrazione.
Qualche anno fa, nei pressi della Stazione Termini a Roma, sono stato malmenato e derubato dei miei effetti personali da un gruppo di ragazzi extracomunitari, ma non ho mai portato rancore per tutto ciò. Perchè? Beh, semplicemente perchè considero la loro propensione a delinquere un nostro fallimento. Sì, il fallimento di un intero sistema che non è in grado di provvedere gli strumenti e l’educazione necessaria per far si che la gente capisca che in Italia ci si comporta in un certo modo, che la nostra cultura prevede l’ottenimento di un lavoro per poter guadagnare il denaro necessario per vivere e comprare tutto ciò di cui un individuo può aver bisogno. Inoltre, qualche mese dopo l’accaduto sono stato raggiunto telefonicamente da un agente della Polizia di Stato del Viminale che mi annunciò l’arresto dei due ragazzi colpevoli dell’aggressione e che, al momento della cattura, i due ragazzi hanno tristemente ringraziato gli agenti per portarli finalmente in carcere. Ciò che non sapete è che i due sono stati arrestati a novembre 2017, quando in Italia iniziava a far freddo e loro non potevano permettersi nè un tetto sotto il quale dormire nè tanto meno potevano contare sui denari ottenuti mediante quei crimini che compivano in estate quando, si sa, il flusso di turisti nella Capitale è nettamente più intenso.
Dallo scorso settembre vivo in Francia, a Nantes, dove in ogni momento sorrido nell’apprezzare come diverse etnie e culture vivano armoniosamente senza odio ma “solo” con un’immensa consapevolezza della loro ricchezza sociale. Solo passeggiando per le strade di questa piccola città ognuno può rendersi conto della presenza di negozi di prodotti tipici Africani, Indiani, Cinesi e Arabi passando per i diversi ristoranti etnici fino ad arrivare ai numerosi mercatini.
Ma una delle cose che mi ha colpito di più è la presenza di innumerevoli coppie multietniche, i cui figli rappresentano la fusione delle diverse culture in nome dell’amore, proprio quell’amore che Mandela riteneva essere “innato” in noi esseri umani. Non come l’odio e il disprezzo che giorno dopo giorno ci viene somministrato come medicina attuale per difendersi dall’ “invasione” di esseri umani che scappano dalla sofferenza, che scappano dalla guerra e dalla povertà e che cercano nel nostro continente la possibilità di vivere una vita dignitosa che permetta loro di realizzare i propri sogni e quelli dei loro piccoli.
La verità, signore e signori, è che noi non vogliamo vedere le cose come stanno. La verità è che noi non vogliamo sforzarci di empatizzare per comprendere le motivazioni alla base di questi flussi migratori, ci interessiamo a ciò che dicono i politici e a ciò che inventano i giornalisti per creare le giustificazioni necessarie per continuare ad odiare e a discriminare. Infine, vorrei sottolineare che il mio sfogo ha come obiettivo la sensibilizzazione dei lettori in modo tale da smuovere le coscienze e promuovere, ancora una volta, la discussione e il confronto finalizzato al proporre delle soluzioni concrete per far fronte a questa nuova crisi. Inoltre tengo a precisare che le mie considerazioni non hanno colore politico perchè quando si tratta di vite umane non può e non deve essercene alcuno. Concludo confessando che sono un fiero amante della nostra terra e della nostra cultura, della nostra storia e del nostro patrimonio ma, citando uno dei più grandi cantautori della musica italiana, “oggi io non mi sento Italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono“.
DARIO GENCHI