La pioggia e la malinconia invernale
portano, quasi sempre, alla riflessione, alla memoria e al ricordo.
Questo il clima di ieri mattina dove,
alla presenza del sindaco Michele Abbaticchio e del tenente della Polizia Municipale Gaetano
Paciullo, è stata intitolata la V
traversa di via Ammiraglio Vacca, esattamente tra via Due Cappelle e via G.
Modugno (predisposta dall’Amministrazione Valla nel lontano 2011),
dedicata al professore e uomo politico Emanuele Coletto.
Il concittadino, nato nel 1924, partecipa al secondo conflitto mondiale e al termine decide,
invece di seguire i partigiani, di tornare a Bitonto per dedicarsi alla
politica.
Professore di educazione tecnica, ma soprattutto
uomo politico che ha creduto fortemente nei valori di giustizia, libertà, credo
sociale e buona politica, valori socialisti che apprese da Giuseppe Saragat, che fu pure Presidente della Repubblica.
A questa idea di partito diede
adesione Coletto, dichiarandosi affine al PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano) e comportandosi sempre come politico
e uomo onesto. Valori rari da trovare oggi da destra a manca.
Nei primi anni ’70 fu consigliere comunale, caratterizzando
fortemente la scena politica locale.
«Emanuele –
ricorda Vincenzo Fiore, assessore
nel 2011 – fu la persona che mi portò
nel Psdi: forse, senza di lui non sarei mai entrato in politica. Era un uomo di
eccezionale carisma, preparazione politica e umanità, uno dei più grandi del
passato».
Era il cuore il luogo dove i latini
credevano si custodisse la nostra memoria e il prof.
Nicola Pice ha ricordato con poetica oratoria la vita di Emanuele.
«È da Michele (docente di lettere al liceo classico Sylos, ndr), figlio di Emanuele, che conosciamo i
particolari della vita di quest’uomo che
aiutava la povera gente sottraendo denaro alla moglie e delle lezioni private
fatte in maniera gratuita».
Da grande educatore era innamorato
della scuola, ma si occupò anche di numerose opere in città come la
realizzazione della scuola media “C. Sylos” e, “da
perito agrario negli studi giovanili”, ebbe il merito di reintrodurre la festa dell’albero che aveva il suo
momento tipico nella piantumazione di alberi nella Villa comunale.
A lui si deve, poi, la realizzazione della
prima cooperativa edilizia in via D. Urbano, la “Giuseppina Saragat”
progetto condiviso con il suo amico politico Mario Sicolo.
Ebbe grande
rapporti di stima non solo con gli amici, ma anche con gli avversari con cui «non ha mai avuto un rapporto acrimonioso ma
sempre di rispettoso confronto – continua nella memoria Pice -: la politica era dialogo e formazione, l’esercizio del potere era la legalità.
Alla sua morte l’amico Michele
Sivo scrisse: “E tutto il suo
operare ebbe come principali ispiratori la sua fede nell’uomo e nella sua
capacità di essere artefice del suo destino, la sua repulsione per la violenza,
la coartazione, il potere, la doppiezza, l’adulazione”.
Ha sempre lavorato onestamente
e senza interessi con un orizzonte valoriale a cui dedicare la vita. La storia,
l’identità, la coscienza e la memoria sono il recupero fondante per il presente
e il futuro, l’esempio di Emanuele ce lo ricorda».
Il prof.
Pice, conclude l’encomiabile ricordo con una frase di Saragat che dovrebbe
essere dentro la politica ad ogni livello e in ogni partito:
“Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto
umano. Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto fra maggioranza
e minoranza, non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio
di quello sovrano della nazione, ma è soprattutto un problema di rapporti
fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove
sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide”.
Chissà se
tra le tante folate di vento e le lacrime di pioggia non sia passata una
carezza di Emanuele sul capo dei cari amati figli, che tanto hanno tenuto a
questo momento…