Anche Bitonto, da oggi, ha il suo presidio di Libera, l’associazione fondata nel 1995 dal prete antimafia Don Luigi Ciotti, ospitato lo scorso ottobre a Bitonto.
Ieri si è tenuta l’inaugurazione. Presenti tutti i vertici delle forze dell’ordine, della politica locale, le associazioni e tanti altri cittadini.
“Il nostro obiettivo è di diffondere la cultura della legalità attraverso iniziative varie, che interessino ogni campo, dalla cultura alla politica” ha spiegato Vincenzo Brascia, coordinatore del neonato circolo bitontino, che ha, poi lanciato la proposta di una consulta per la gestione dei beni confiscati.
Presente anche il sindaco Michele Abbaticchio, che ha ricordato come proprio in questi giorni, sia stato assegnato al Comune di Bitonto un bene immobile confiscato alla criminalità organizzata: “Dunque a breve partirà un bando per l’affidamento. In tal modo sarà messo a disposizione della società civile”.
“Quella che nasce oggi è una infrastruttura sociale, nata grazie a ragazzi che danno la propria disponibilità per parlare di legalità, concetto di cui è necessario discutere” ha affermato il primo cittadino, ricordando il suicidio consumatosi ieri, perché “a prescindere dalle cause, molto spesso alla base di questo gesto estremo, c’è quella stessa crisi sociale di cui si alimenta l’illegalità”.
Guai, tuttavia, per Abbaticchio, a giustificare il malaffare con il disagio sociale ed economico: “Sarebbe la fine della società civile”.
“Libera si presenta per porre in essere attività contro tutte le mafie del mondo. Mafie che possono presentarsi non solo con la pistola, ma anche con un bel biglietto da visita, vestiti da altro, anche da istituzioni o persone perbene che decido nodi chiudere gli occhi per non vedere” ha concluso il sindaco.
“Il percorso per la nascita di un presidio di Libera è molto lungo, perché la materia di cui trattiamo è delicata e a noi interessa che il tutto nasca bene” ha sottolineato Alessandro Cobianchi, referente di Libera per la Regione Puglia: “Libera non vuole essere l’ennesima bandierina che sventola in città, l’ennesima associazione. Il nostro obiettivo è far rete tra le associazioni presenti sul territorio, perché le mafie hanno molta più capacità associativa della società civile, che, invece, ha più di ogni altro capacità disgregative. Il nostro ruolo si intreccia con quello di forze dell’ordine e magistratura, ma se intervengono queste ultime, vuol dire che qualcosa si è rotto. E noi vorremmo evitarlo”.
“In tempi di crisi le mafie festeggiano. Spesso queste ultime sono viste come ammortizzatore sociale, in assenza dello Stato. Ma non è così. E’ la mafia talvolta che crea il disagio per poi sfruttarlo a proprio vantaggio” ha spiegato, ricordando come parlare di mafia sia difficile: “Si etichetta con la parola “mafia” sempre qualcosa che è a noi lontano. Nessuno qui ha paura di Totò Riina, ma se cominciamo ad associare la mafia a Savinuccio Parisi, per fare un esempio, sicuramente qualcuno avrebbe da ridire. Un altro errore che spesso si fa è pensare che tutto il male sia nella propria città, disinteressandosi di quel che avviene altrove”.
Infine, da parte di Cobianchi, un messaggio di speranza: “Il più grande premio che potremmo ricevere sarebbe sentirci dire che noi non serviamo più. Noi siamo un’associazione temporanea,come crediamo lo sia anche la mafia. Guai a pensare che in tanti anni niente è stato fatto. Certo loro sono forti, ma tanti traguardi sono stati raggiunti”.
Intervenuto anche Renato De Scisciolo, dell’associazione Antiracket, realtà presente da un anno in città: “In un anno si è fatto molto in termini di confisca di beni. E’ importante togliere loro i beni. Se tra un anno assisteremo all’inaugurazione di un altro, sarà un grande successo”.
A margine della serata è stato,inoltre, proiettato un servizio della trasmissione Presa Diretta, che mostra un cattivo esempio di gestione di un bene confiscato, da parte dello Stato. L’immobile confiscato è quello che una volta ospitava l’Antica Masseria di Altamura, affidato in pompa magna ad un grande nome come Giancarlo Vissani, ma in seguito lasciato in totale abbandono, con i lavoratori senza più un impiego che rimpiangono il vecchio imprenditore in odor di mafia.
“Quel filmato ha fatto tanti danni e trasmesso un brutto messaggio. Certo è un cattivo esempio di gestione, ma va detto che anche per lo Stato è difficile gestire tutti i beni senza i soldi delle mafie. Quei lavoratori devono sapere che non venivano pagati con i ricavi del loro lavoro, ma con i soldi della droga. L’errore in quel caso è stato affidarlo ad un grande nome, piuttosto che ad una cooperativa che gestisca un bene comune, come invece è stato fatto per un altro immobile sequestrato allo stesso imprenditore. Il bene confiscato vive se diventa patrimonio della collettività” ha evidenziato Cobianchi.
A fine incontro le associazioni Arci Train De Vie, Centro di Aggregazione Giovanile, Associazione Borgo Antico e Giosef Puglia hanno firmato il patto di presidio. Il primo impegno del presidio bitontino di Libera sarà la partecipazione, oggi alle 16 in Piazza Prefettura, a Bari, ad un sit in organizzato per attirare l’attenzione sulla vicenda dei 43 ragazzi, rapiti e probabilmente uccisi e sciolti nell’acido in Messico, dai cartelli della droga. Una vicenda lontana, ma al tempo stesso vicina, dato che quella droga arriva anche da noi.