Siamo cittadini abbandonati.
Siamo cittadini abbandonati, residenti di una città, di una Regione che sembrerebbe non far parte di una nazione che sta combattendo con le unghie e con i denti contro un nemico invisibile.
Siamo cittadini che non meritano di sapere nemmeno il numero esatto delle
persone contagiate nella propria città.
Sì, cari lettori, perché a Bitonto non si sa nulla.
Aleggia il mistero.
Quanti bitontini ricoverati?
Quanti bitontini asintomatici?
Quanti bitontini in quarantena forzata?
Nulla, non sappiamo niente.
Viviamo col sospetto addosso che il nostro vicino di casa ci abbia nascosto qualcosa, che l’esercente di fiducia ci abbia mentito, che il fruttivendolo amico abbia in realtà un parente stretto che non sta bene.
È così, purtroppo, che si rovina una comunità, si lacerano rapporti che non torneranno più.
Tutto è demandato alle nostre ricerche impervie e difficilissime e al senso civico di qualche sfortunato concittadino che ha contratto il virus e lo ha annunciato sui social.
Siamo cittadini che non meritano queste risposte.
Siamo cittadini che non meritano il rispetto di chi è tenuto a comunicarci informazioni importanti.
Siamo cittadini che non meritano la trasparenza di dati fondamentali per combattere questa che è una battaglia per la vita.
Chi potrebbe e dovrebbe darci questi numeri, il Sindaco, non sa.
Ma non è colpa sua. Anche lui è vittima degli incagli burocratici tra Asl, Prefettura e Protezione civile.
Come lui, non sanno gli altri Sindaci dei Paesi limitrofi, che vivono la nostra stessa situazione.
E non sanno i consiglieri comunali, regionali, provinciali, uomini e donne del carrozzone della politica da cui adesso tutti prendono le distanze.
È davvero una situazione molto grave.
Una situazione che fa rabbia se pensiamo che sempre in Italia, in Alto Adige, i cittadini sanno perfettamente, giorno dopo giorno, paese per paese, numero di ricoverati e numero di gente in quarantena obbligatoria.
Qualche solone potrebbe dire: dovete stare comunque a casa, a che serve sapere un numero in più o un numero in meno?
Vero, ma è vero anche che magari quel numero potrebbe entrare nella testa di qualche “campione” che ancora gira ogni giorno in città come se nulla fosse.
Qualche campione che potrebbe contagiarsi e a sua volta contagiare il cittadino che esce una volta a settimana per fare la spesa.
A tal proposito: quanti controlli ci sono stati? Quante multe sono state elevate?
Quante denunce? Quante autocertificazioni verificate?
Come cittadini prima, e giornalisti poi, chiediamo – anzi pretendiamo – rispetto e trasparenza.
Perché qui ci stiamo giocando tutti il bene più prezioso, la vita, che non potrà mai essere salvata da un decreto, da una conferenza stampa, da un post o una diretta sui social, o da un meme.
La vita, la nostra vita, può essere salvata in primis dai nostri comportamenti, certamente, ma anche dalla responsabilità di chi ha l’onere – e l’onore – di guidarci, a tutti i livelli.
Quindi, niente più scuse: chi può ha l’obbligo, OBBLIGO, di fare di tutto per far sì che i bitontini non si considerino più cittadini abbandonati.
E non sarebbe male, in questo caso, se tutti i sindaci si unissero e andassero a battere i pugni sulle scrivanie delle suddette istituzioni per conoscere le cifre esatte.
Fuori i numeri, fuori la verità.
P.S. Questo articolo potrebbe essere pubblicato, pari pari, cambiando solo il nome del Comune, in tutti i Comuni della Puglia, purtroppo.