Non so perché (o forse lo so benissimo), ma ho sempre accostato l’immagine di Stefano Milillo, professore e preside in congedo bitontino, al concetto di studium.
Sì, al modo di intendere la cultura secondo i classici, zelo, passione, dedizione, impegno, persino curiosità per la vita: un gran mare di libri da scandagliare nel profondo ed una spiccata intelligenza della vita (pericoloso morbo diffuso in famiglia, visto che anche il cugino omonimo è affetto da tali auree doti).
Il tutto – che è già alquanto luminoso – abbracciato, insolitamente per Bitonto, ad una strabiliante umiltà.
Un concittadino così colto e nel contempo scevro da inferace presenzialismo, davvero rara avis.
Nonostante lo accompagnasse da tempo una fama lodevole, ho conosciuto solo una decina di anni fa o giù di lì, quando il mirabolante Arcangelo Adriani si inventò un campionato di spettacoli teatrali.
In più di un’occasione, fu chiamato a presiedere la giuria proprio il prof Milillo, che vien facile pensare abbia persino chiesto scusa per essere stato scelto.
Comunque. Tra una piece e l’altra, con francescana modestia ci accompagnava per mano nella storia del teatro, strabiliando i presenti. Di Stefano mi piace ricordare un paio di storie, fra loro strettamente congiunte.
Ancora bambino, durante la seconda guerra mondiale, aveva perduto il papà nella cosiddetta strage della iò iò, quando dodici bitontini e due tenenti della aviazione inglese morirono per una tragica fatalità nell’esplosione sterminatrice dell’arsenale sulla via che portava una volta a Santo Spirito.
Stefano non aveva mai perso la speranza di ottenere per il padre volato via troppo presto la pensione di guerra. E per sostenere questa personale battaglia si era munito di ricerche e fotocopie, sicuro di avere ragione.
Ancora. Durante una delle edizioni della manifestazione suddetta, l’ospite d’onore Michele Mirabella, il nostro prof catodico, ricordò che la sua famiglia aveva premiato decenni addietro uno studente liceale orfano e meritevole.
Quando il viso un poco emaciato del preside Milillo prese ad ardere d’emozione si capì che quello studente innamorato dei libri era proprio lui, il piccolo Stefano.
Ieri, l’estremo saluto nella nostra Cattedrale, mentre Stefano sarà già seduto su una nuvola a leggere il libro più bello che sia stato mai scritto.