“Nascondevano le tracce delle sparatorie, coprendo i buchi lasciati dalle pallottole sulle facciate delle loro abitazioni, usando nastro adesivo di colore uguale”. È uno dei particolari che emergono dalla sentenza del GUP del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, che evidenzia “il clima di terrore” e di “intimidazione e omertà diffusa tra la popolazione”. Questo ha portato alla “mancanza della collaborazione dei testimoni, malgrado fosse stata uccisa una passante, che abitava lì ed era conosciuta da altri residenti”. Parla dell’84enne Anna Rosa Tarantino, vittima innocente di una lotta tra clan, colpita per sbaglio – durante la pioggia di proiettili – il 30 dicembre 2017 in via Le Martiri (leggi qui: https://bit.ly/31MHAXA).
Il giudice ripercorre i “drammatici avvenimenti” di quella mattina, quando “le fibrillazioni tre i due agguerriti gruppi criminali facenti capo a Domenico Conte e Francesco Colasuonno (dei clan Conte e Cipriano, ndr) per il controllo delle piazze di spaccio, esplodevano in una serie di attentati armati tra i contrapposti gruppi i cui componenti in orario mattutino, incuranti della incolumità di inermi cittadini, scorrevano le pubbliche vie armati, sparando all’impazzata contro le rispettive roccaforti“.
“E proprio in questo crescendo rossiniano, di inaudita e belluina violenza e sopraffazione, – scrive il gup – era attinta mortalmente la povera Anna Rosa Tarantino”. Un “clima da lunghi coltelli” che “esplose in tutta la sua purulenta e necrotica forza la mattina la 30 dicembre” (ma che aveva avuto inizio molto prima, leggi qui: https://bit.ly/2JqvdKf) e in cui “la cieca violenza aveva ormai obnubilato le menti deviate degli appartenenti” ai due gruppi “aspettando un pretesto, anche banale, per esplodere“. Soprattutto perché Conte (condannato a 20 anni di reclusione) che aveva dato ordine di uccidere – ai due esecutori materiali Michele Sabba e Rocco Papaleo (poi diventati collaboratori di giustizia) – “uno qualsiasi del gruppo Cipriano, che spacciava droga nel territorio di competenza del clan al fine di riaffermarne la supremazia“.