Le parole, la notte.
Come se le avesse partorite un vasto cielo stellato d’estate, le misteriose liriche sono sbucate così, d’incanto.
Appesi sopra portoni antichi e cancelli arrugginiti, fogli bianchi, come vele cullate da un vento leggero, hanno traversato impavide le tenebre per portare il loro messaggio d’amore.
Restavano stupiti, lunedì mattina, dinanzi a quelle parole aureolate di magia, bimbi che giocavano a pallone e vecchiette che trascinavano il carrello della spesa, uomini ognora indaffarati e donne prese dagli affanni quotidiani.
Mentre qualcuno passava oltre indifferente, qualcun altro aggrottava un poco la fronte e ripensava a chissà quale amore perduto.
Era lo scandalo della poesia che, piano, segretamente, s’andava insinuando fra vicoli e corti.
La straniante sorpresa di ali d’Icaro ricamate di versi stillanti silenzi e carezze, dolori e sogni, sorrisi e crucci.
Oh, insomma, tutto quello che fa splendida e irripetibile la nostra vita.
Bagliori salvifici nel buio dello scialo triste delle ore.
Avanguardistica, onirica sfida alla banalità quotidiana?
Chi può mai saperlo.
Certo è che la mani di questo anonimo, benedetto sicario del nulla odierno hanno adagiato queste tanto discrete quanto scavanti pagine quasi fossero cerotti alle ferite sul cuore della città.
Ora, spetta a noi bitontini – sempre più incarogniti, certi giorni – fare tesoro di questo dono di lucente bellezza gratuita (altra rarità, di questi tempi)…