Nell’ultimo consiglio comunale si è tornati a parlare del progetto del parcheggio interrato di piazza Aldo Moro. Al secondo punto all’ordine del giorno, infatti, la principale assise cittadina era chiamata a ratificare l’estinzione del mutuo non utilizzato e la restituzione di circa 870mila euro versato. Tra polemiche e voci di sostegno all’assessore Giordano, è andato così in scena l’atto finale di una storia iniziata nel lontano 2003 e continuata sino ai giorni nostri nei tribunali, con la causa tra comune e ditta incaricata della costruzione del silo interrato.
«Le favole hanno avuto termine con la sentenza dell’agosto 2016 che ha rigettato tutte le domande dell’impresa appaltatrice» ha riferito in aula consiliare il consigliere Francesco Paolo Ricci (Pd) che ha tuonato in difesa di quell’ormai defunto progetto della seconda giunta Pice da tanti criticato: «Ci si inventò di tutto per bloccare il parcheggio che avrebbe decongestionato il traffico. Chi pensò al recupero del centro storico previde il parcheggio come funzionale all’obiettivo. A Spoleto hanno realizzato una metropolitana pedonale fra gli scavi. Il vero danno si è creato non facendolo più. Se vogliamo attrarre turisti, dobbiamo garantir loro comodità. Che quel parcheggio avrebbe consentito, garantendo anche diversi vantaggi alle attività commerciali del centro storico». Un’apologia che non è piaciuta al consigliere Vito Rosario Modugno che, ricordando la sua opposizione al parcheggio di piazza Moro, ha definito il progetto come un’operazione demagogica.
Ma, in questa sede, abbandoniamo l’aula consiliare e andiamo indietro nel tempo per ricostruire la vicenda sin dal principio, a ottobre 2003, quando fu presentato il progetto dell’opera da realizzare.
Sarebbe dovuto essere profondo 15 metri con un’altezza netta di interpiano di 2,40 metri. Cinque sarebbero stati i piani e ognuno di essi, a partire dal secondo, avrebbe avuto una superficie di 2100 metri quadrati. Mille invece per il primo piano. 406 sarebbero stati i posti totali. Dati riportati nella relazione tecnica presentata all’epoca in consiglio e riportata nelle pagine del nostro giornale. Che espresse i primi dubbi sull’ubicazione dell’opera: «Prima che arrivino i bulldozer, siamo proprio sicuri che la città abbia bisogno di un parcheggio interrato in piazza Moro o sarebbe meglio realizzarlo in un’altra zona?».
Tra i primi oppositori all’opera ci fu Umberto Kühtz, colui che, prima di Pice, aveva ricoperto la carica di sindaco. Ricordando il salvataggio dei palazzi ottocenteschi, che fu per lui, sino agli ultimi giorni, sempre motivo di vanto, Kühtz denunciò nel numero del “da Bitonto” di novembre – dicembre 2003, i rischi per il patrimonio storico artistico che quella piazza ospita e il rischio di perdere un importante luogo di aggregazione per giovani e anziani, in barba alla tendenza ad «allontanare il traffico automobilistico da tutti i centri storici d’Italia e del mondo per riproporre ai cittadini spazi qualificati ed umani da godere e da vivere». In breve, il primo sindaco eletto dai cittadini ricordò il rischio che, anche a Bitonto, potesse succedere quanto avvenuto a Bari nel quartiere murattiano con il «disastro della selvaggia edilizia di sostituzione dei palazzi ottocenteschi» che avrebbe reso, a suo dire, invivibile quella parte del capoluogo.
Il nostro giornale denunciò, all’epoca, anche l’assenza di trivellazioni per capire se, al di sotto della piazza, ci fossero preesistenze archeologiche. Che successivi scavi poi riveleranno, tanto da bloccare per mesi, anni i lavori, lasciando la piazza squarciata, con un grosso buco alle spalle della statua di Tommaso Traetta. Furono infatti trovati i resti di pavimentazione di antiche strade.
L’opposizione ne fece un cavallo di battaglia sia durante il secondo quinquennio di amministrazione della giunta Pice, sia durante la campagna elettorale che portò Raffaele Valla a prendere il posto del professore, criticando la scelta che, secondo loro, avrebbe portato maggiore caos e congestionato ancor di più il traffico.
«Non votate a quelli che volevano fare l’autosilo sotto piazza Moro» disse, in un colorito vernacolo bitontino, un sostenitore di Valla che, poco prima di un comizio dell’ex prefetto, salì sul palco ed inveì contro il sindaco uscente (ricordo di chi, come chi scrive, in quegli anni cominciò l’attività di redattore).
E come non ricordare, infine, la storica opposizione di Gino Ancona che, per ostacolare la realizzazione del parcheggio interrato, fece scioperi della fame e proteste, finendo persino in tribunale per gli alterchi avuti con le forze dell’ordine durante le sue manifestazioni di dissenso.
Quel progetto non vide mai la luce. Qualche anno dopo lo squarcio dietro il monumento a Traetta fu ricoperto, celando ancora una volta le testimonianze storiche lì sotto presenti. Del parcheggio interrato rimase solo la causa tra comune e ditta appaltatrice, andata avanti fino ai mesi scorsi, e un plastico che per qualche anno ha arredato i corridoi di Palazzo Gentile, per poi essere deposto chissà dove.
La ratifica dell’estinzione del mutuo ha dunque posto la parola fine a quella vicenda.