“Quot capita, tot sententiae”, dicevano i padri latini.
Ognuno la pensa come vuole, insomma.
Così, capita spesso che in calce ad un
articolo – specie se di cronaca nera – si ritrovino pareri d’ogni tipo.
Tuttavia,
ci sono commenti e commenti. Già, ci sono pensieri che non possono essere
lasciati lì, in fondo ad un pezzo, magari dimenticati.
Ieri pomeriggio, per esempio,
dopo l’ennesima rapina in città, ecco giungere le parole, indignate e amareggiate,
di Cosimo Cotugno, il titolare dell’esercizio
violato dai soliti delinquenti, per la seconda volta nel breve volgere di pochi
mesi.
Le riportiamo qui, affinché non
vadano perdute nel mare magnum dei
post e dell’indifferenza…
“Essendo titolare dell’esercizio rapinato, sono veramente sdegnato di
essere cittadino bitontino, al quale nella prima rapina dopo aver consegnato
alle autorità filmati e fotogrammi di immagini limpide dei volti, non ho avuto
nessun tipo di risposta”.
E – pur noi non condividendo affatto l’invito a farsi giustizia da sé, certamente dettata dall’esasperazione del momento – la rabbia non ha fine: “Per la seconda
volta subisco una RAPINA A MANO ARMATA, questo spiega tutto il sistema delle
leggi italiane che ti costringe a difenderti da solo, se si continua a subire saremo
costretti ad armarci legalmente o illegalmente”.