Salgono i numeri del contagio in Puglia, con gli esperi che ci avvertono che ci stiamo avvicinando al picco, che, spiega Domenico De Santis ai microfoni di Radio00, potrà essere contenuto solo le persone rimangono a casa: «La stretta del governo va in questo senso. Sul piano sanitario, stiamo cambiando il piano sanitario di giorno in giorno. Abbiamo incontrato i sindacati e le parti sociali. Stiamo aumentando i posti letto, abbiamo triplicato i posti di terapia intensiva e quelli di pneumologia e abbiamo raddoppiato i posti di malattie infettive. Siamo ormai a quota 2mila posti letto totali per il Covid-19. Oltre ai posti ordinari perché comunque incidenti, operazioni al cuore continuano ad esserci. Abbiamo allestito ospedali che saranno utilizzato solo per il Coronavirus. Abbiamo individuato i migliori ospedali pugliesi e le migliori procedure per evitare che vengano sia contagiati i medici e i residenti delle città dove si trovano gli ospedali».
Ma come viene effettuata la conta dei contagiati, dal momento che è spesso difficile, per i sindaci, reperire informazioni. A Bitonto, ad esempio, si contano tra i 20 e i 50 contagiati, ma si ha la certezza solo di 6 contagiati.
«La quarantena fiduciaria non viene conteggiata, altrimenti avremmo 20mila casi. Vengono conteggiati i malati» spiega il consigliere del presidente della regione Puglia, parlando del problema di assicurare la privacy a chi ha la sfortuna di ammalarsi, per proteggerlo dalla caccia all’untore: «Molti si stanno lamentando tra sindaci e cittadini. C’è un problema di gestione della privacy e della malattia. Chi si ammala di Covid non ha nessun tipo di colpa. I primi giorni c’era la caccia al malato e ai parenti, agli amici. C’è un problema di rispetto della privacy e di garanzia delle persone. Ho ricevuto una chiamata da un amministratore di un comune vicino Bitonto che, riferendomi di un contagiato in un condominio, mi chiedeva se fosse necessario fare tamponi a tutte le 500 persone di tutto il condominio. Tecnicamente sarebbe un dispendio economico. Anche perchè sarebbe impossibile un contagio con tutte le persone, perché non c’è un contatto di primo livello. Per contagiarsi bisogna stare per più di 15 minuti insieme al malato a meno di un metro. I medici si ammalano perché stanno ore ed ore a contatto ravvicinato».
Secondo quanto ci illustra De Santis, una volta accertala positività di un paziente, il dipartimento di prevenzione avvisa la prefettura che, se necessario, avvisa i sindaci, in caso, possano essere contagiate altre persone, ad esempio, nel caso di vigili urbani: «Se uno è malato perché il figlio è tornato due settimane fa e si è messo in quarantena fiduciaria, non c’è nessun motivo di comunicarlo, perché è già circoscritto».
«A protezione del personale sanitario abbiamo bloccato tutte le visite non urgenti» aggiunge, fornendo delucidazioni anche su chi è tenuto ad indossare le protezioni: «Non serve che il medico oculista abbia le protezioni dpi, più utili a chi è in terapia intensiva, al pronto soccorso, malattie infettive».
«Stiamo provando a tenere il motore al minimo» conclude, con uno sguardo oltre i confini regionali e nazionali: «Ora stiamo finalmente arrivando le mascherine. Molti stati non si sono comportati da amici. Mascherine comprate mesi addietro, prima dello scoppio della pandemia, sono state bloccate in Polonia, Inghilterra, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Germania, Francia. Ci sono stati rincari elevati sulle mascherine, che abbiamo denunciato dopo aver fatto arrivare la merce. Grazie all’aiuto di cinesi, cubani, russi, finalmente l’approvvigionamento sta diventando serio. E bisogna ringraziare anche i tantissimi italiani che stanno convertendo le loro aziende per produrre tutto il necessario per proteggerci dal coronavirus. Un grazie alle persone che sono in prima linea. Sono tantissimi, spesso in silenzio. Tra i 9mila che hanno fatto richiesta di andare in Lombardia molti sono pugliesi. Ed è una bella notizia in questo periodo brutto. Sui posti letto di terapia intensiva, il presidente Emiliano ha chiamato a darci una mano il professor Marco Ranieri, che ha inventato il prototipo per collegare due respiratori ai ventilatori polmonari. Questo significa raddoppiare in pochissimo tempo i posti letto, agendo in anticipo, prima del picco. L’aiuto che ci sta dando il professor Ranieri servirà ad essere pronti, in qualsiasi momento, a raddoppiare i posti letto, anche non avendo le attrezzature necessarie».