Anche Terlizzi si muove contro la discarica di materiali ferrosi della Fer-Live. Sabato prossimo, infatti, alle 15, nella frazione di Sovereto, si terrà una pubblica assemblea, organizzata dal Comitato di Quartiere Borgo di Sovereto per denunciare i pericoli della discarica per il piccolo borgo che dista solo 3 km dal sito interessato, in località Colaianni nell’agro di Bitonto, una zona tipizzata “verde agricolo” dal PRG del Comune, in un’area di notevole pregio agricolo. Saranno presenti anche i rappresentanti del Comitato “No Discarica Fer.Live” di Bitonto, che dallo scorso giugno riunisce e coordina i tanti concittadini interessati a scongiurare le conseguenze ambientali e naturalistiche che provocherebbe la discarica al territorio e al suo comparto agricolo, con conseguenti danni economici.
A muoversi era stata dapprima Legambiente, dopo la pubblica audizione del 20 luglio scorso in V Commissione consiliare permanente del Consiglio regionale, chiesta dal consigliere regionale Domenico Damascelli, alla quale il circolo fu invitato a partecipare. Dopo l’associazione ambientalista, quindi, anche gli abitanti di Sovereto sembrano aver compreso i rischi della discarica e iniziano ad attivare iniziative per opporsi. Nel frattempo, ricordiamo, a Bitonto, dopo i pubblici incontri di giugno e luglio, la costituzione del comitato, la dichiarata opposizione della giunta comunale, non c’erano state novità nella campagna contro la discarica. Fino a questi giorni con la partecipazione all’incontro nel comune limitrofo anche delle associazioni bitontine che costituiscono il comitato.
«Esaminando gli atti in possesso del Circolo, emerge innanzitutto che l’impianto in questione non è una mera discarica di materiali ferrosi, come tale innocua per la salute pubblica – riporta la nota diffusa da Legambiente – ma si tratta, come da progetto presentato dalla Fer.Live Srl alla Provincia di Bari (ora Città Metropolitana di Bari) per la Valutazione di Impatto Ambientale, di una “Piattaforma integrata per il trattamento e recupero di metalli da rifiuti con bacino energetico secondario”, con le seguenti funzioni: recupero di materia, stabilizzazione dei rifiuti in ingresso, recupero energetico, chiusura del ciclo mediante stoccaggio su suolo. Per garantire i suddetti obiettivi, la piattaforma si articola nelle seguenti sezioni impiantistiche: stoccaggio e pretrattamenti materia prima, recupero metalli, inertizzazione, depositi prodotti finiti, deposito controllato e bacino energetico secondario. Il materiale in arrivo all’impianto è costituito da: pacchi di carrozzeria, elettrodomestici, rottami ferrosi e altri metalli non ferrosi, fluff di scarto da altri impianti di trattamento, cavi di rame, scorie. La piattaforma origina, dunque, percolato, biogas, varie emissioni gassose, emissioni sonore, acque meteoriche da trattare ed energia».
Il documento del circolo terlizzese, inoltre, ricostruendo la storia dell’affaire Fer.Live, ricorda che, per il Codice dei Beni Culturali (D.Lgs. n. 42/2004), l’autorizzazione paesaggistica ha validità per un periodo di cinque anni, scaduto il quale, l’esecuzione dei lavori in progetto deve essere sottoposta a nuova autorizzazione paesaggistica. Dunque, quella rilasciata il 24 novembre 2011, è scaduta e la nuova richiesta dovrà essere effettuata con riferimento al nuovo piano paesaggistico di cui la Regione Puglia si è dotata, il PPTR.
«Parte dell’area in cui la Fer.Live Srl – continua – ha previsto di realizzare la piattaforma integrata per il trattamento dei rifiuti, ai sensi del PPTR è tra le “aree tutelate per legge” (art. 142, comma 1 del D.Lgs. n. 42/2004), tipizzata come beni paesaggistici “fiumi e torrenti, acque pubbliche”, oltre che come ulteriori contesti “lame e gravine”. La zona, infatti, è attraversata dal torrente Marisabella all’interno della lama Balice. Ai sensi dell’art. 46 delle Norme Tecniche di Attuazione del PPTR, in tali aree non sono ammissibili piani, progetti e interventi che comportano: realizzazione di qualsiasi nuova opera edilizia, realizzazione e ampliamento di impianti per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti e realizzazione e ampliamento di impianti per la produzione di energia. Dunque, a prescindere dalla VIA e dall’AIA, i vincoli paesaggistici attualmente presenti nella zona individuata per l’impianto, non ne consentirebbero la realizzazione .
Gli ambientalisti invocano il coinvolgimento del Comune di Terlizzi in quanto interessato dalle preoccupanti ripercussioni che la realizzazione dell’impianto sul proprio territorio e sulla salute dei propri cittadini. Chiedono anche agli Enti territoriali a qualsiasi titolo coinvolti nel rilascio di autorizzazioni o concessioni, licenze, pareri, nulla osta, ad esaminare approfonditamente la questione, negando la realizzazione di tale impianto nel sito attualmente individuato.
Al Sindaco del Comune di Terlizzi Ninni Gemmato, infine, si chiede di farsi portavoce delle istanze elencate «nel superiore interesse della collettività»