Da
un lato le istituzioni che ancora una volta hanno reso omaggio a un
figlio della nostra città, Michele Tatulli, caduto per mano delle
Brigate rosse 35 anni fa. Dall’altro una famiglia che proprio alla
stessa città non riesce a perdonare di aver ospitato poco più di un
mese fa una degli assassini del giovane poliziotto, Barbara
Balzerani, e che chiede allo Stato di adempiere ai suoi doveri verso
i familiari delle forze dell’ordine vittime di mafia e di terrorismo.
Nella
5° commemorazione del nostro giovane concittadino, strappato alla
vita a soli 24 anni l’8 gennaio 1980, si sono alternati sentimenti di
commozione e rabbia. Come quella che avrà provato Rita Tatulli,
sorella di Michele, quando ha scritto prima e letto poi, nell’atrio
di Palazzo Gentile, la sua lettera con cui accusa «l’amministrazione
comunale corresponsabile della mancanza di rispetto e di sensibilità
che questo evento (l’ospitalità
concessa a Balzerani, ndr) ha
prodotto».
Tutti i familiari di Michele, infatti, «seppur
prendendo atto delle scuse fatte a posteriori, non riescono ad
accettare l’accaduto e far finta di niente». Perché
«ospitare
l’assassina di Michele come se potesse insegnare qualcosa a qualcuno
–ha sottolineato la signora Rita –è stato infangare la memoria di mio fratello e degli altri colleghi. Per noi resta e resterà l’assassina di Michele, anche perché non si
è mai pentita né dissociata».
L’altra
sorella, Grazia, invece se l’è presa con lo Stato. Che dovrebbe
garantire per legge benefici ai familiari di poliziotti e di
esponenti di forze dell’ordine vittime di mafia e terrorismo, ma non
sempre lo fa. Proprio lei, infatti, è entrata in polizia soltanto
nel 2010 dopo mille peripezie, mentre a suo fratello, poi morto per
un male incurabile, tutto ciò non è stato consentito. E adesso
chiede garanzie per i suoi figli. «E
come me ci sono altri casi – ha
ricordato con rabbia la signora Grazia – che
hanno subito queste ingiustizie, o che non sanno che è possibile
avere questi benefici. Lo Stato non deve tutelarci soltanto a parole
o in queste occasioni, ma sempre».
A
commemorare Michele Tatulli – a Palazzo Gentile e in piazza Caduti del terrorismo – c’era la polizia municipale, gli uomini
dell’associazione nazionale polizia di stato (Anps), i carabinieri, i
Corpi sanitari internazionali, agenti di polizia, le altre forze
dell’ordine. E il questore di Bari Antonio De Iesu, secondo cui
«nessuna sana
democrazia riesce a sopravvivere se non dà il giusto risalto a
figure come Michele Tatulli, diventati eroi seppur contro la loro
volontà». Ma
cosa fare contro le nuove forze negative che avanzano, Isis in
primis? «E’
chiaro che il concetto di terrorismo è cambiato nel corso degli anni – ha detto –perché non è
più endogeno ma internazionale, e per sconfiggerlo serve davvero la
collaborazione di tutti».
Ha
rivolto un appello alla città anche il sindaco Michele Abbaticchio,
invitandola ad abbracciare Michele Tatulli e la sua famiglia. E dice
la sua sul caso Balzerani: «E’
chiaro che qualunque cosa accada in questa città è sempre colpa del
sindaco e dell’amministrazione, ma non si può prevedere e controllare
tutto. Però quando si compie un errore, bisogna essere sempre pronti
a rialzarsi ed è anche per questo che abbiamo inserito nel Piano
dell’offerta formativa territoriale del 2015 il ricordo di queste
personalità e di questi esempi».
Basterà a spegnere le polemiche?