Sempre presente ai misfatti dell’oncologo bitontino Giuseppe Rizzi, arrestato il 28 maggio per concussione aggravata nei confronti del paziente Ottavio Gaggiotti poi deceduto, la sua compagna cinquantaseienne Maria Antonietta Sancipriani.
“Svolgeva sostanzialmente le funzioni di segretaria del dott. Rizzi stampando le ricette tramite il sistema informatico Edotto, in uso al Servizio sanitario nazionale”, si legge, infatti, nella testimonianza del figlio di Gaggiotti. Anche la donna è stata accusata, perciò, di concussione aggravata, ma è ancora libera nonostante il pm Marcello Quercia avesse chiesto una misura cautelare. Il gip Giovanni Anglana, però, non ha disposto alcuna ordinanza ritenendo che Sancipriani «nell’ambito della vicenda abbia ricoperto un ruolo meramente ancillare rispetto a Rizzi», per cui, arrestato il compagno, «non possa reiterare l’attività criminosa».
L’oncologo, invece, secondo il giudice potrebbe commettere reati simili nonostante a marzo sia stato licenziato dall’Istituto tumori Giovanni Paolo II (con il quale è in causa), perché «non risulta sospeso o radiato dall’Ordine di appartenenza», dunque «conserva i poteri propri della professione». Significa che potrebbe esercitare privatamente e ripetere ciò che ha già fatto, considerata «la protrazione per anni della condotta criminosa».
In più, dopo la perquisizione nella sua abitazione di 1,9 milioni in contanti (oltre 11 reperti archeologici detenuti illegalmente), il sospetto dei carabinieri della sezione di polizia giudiziaria è anche quello per cui abbia commesso lo stesso atto criminoso con altri pazienti. Sono già al vaglio, infatti, le prime testimonianze giunte al Comando, a riprova del sospetto.
Intanto, si è avvalso della facoltà di non rispondere l’oncologo bitontino, interrogato in videoconferenza dal gip Giovanni Anglana, che ha firmato l’ordinanza di arresti domiciliari su richiesta del pm Marcello Quercia. Stando a quanto ha riferito l’avvocato Gaetano Sassanelli, il professionista non era nelle condizioni di salute tali da poter sostenere l’interrogatorio.
A incastrare la coppia, che avrebbero sottratto in totale 127 mila euro al paziente Gaggiotti, la vasta documentazione consegnata ai carabinieri dal figlio. Ed è proprio in molti di video di questa documentazione che compare anche la donna al momento dello scambio di denaro, della somministrazione dei farmaci mettendo in alcune occasioni a disposizione anche l’immobile in via Crisanzio n. 78 nel barese dove gestiva un Caf. Ma non è tutto. Ci sono anche dichiarazioni di alcuni artigiani che hanno effettuato i lavori edili alla villa di Rizzi a Palese, che il paziente Gaggiotti era stato costretto ad eseguire quando non era più in grado di pagare le somministrazioni in contanti.
«Andai con Ottavio alla villa dell’oncologo, perché mi aveva chiesto di pitturare alcune stanze — ha raccontato ai carabinieri l’imbianchino G.R. — ci venne ad aprire insieme alla compagna Antonella e lei restò lì tutto il giorno. Non li ho mai visti pagare per l’esecuzione dei lavori né per l’acquisto dei materiali».