Venerdì 5 dicembre al Torrione Angioino è stato
presentato il libro “Lascia che il mare entri” di Barbara Balzerani ex terrorista e dirigente della colonna
romana delle Brigate Rosse.
La cronaca della serata è riportata in un articolo di Michele Cotugno Depalma che apre con l’elenco delle nefaste imprese di cui la
scrittrice fu protagonista di primo piano negli anni ’80 e per le quali fu condannata a vari ergastoli.
Erano gli “anni di piombo” che precipitarono l’Italia in un clima di grande insicurezza e paura.
L’articolo prosegue riportando i commenti dell’autrice sui passi più significativi del suo libro e
così conclude ”ad ascoltarla una platea che sembrava estasiata e quasi incantata”.
Purtroppo non ero presente all’evento, ma se ci fossi
stata, lungi dal farmi incantare, avrei invitato la signora Balzerani a visitare palazzo Gentile e a
soffermarsi davanti alla lapide collocata sulla parete sinistra
dell’androne che ricorda un giovane poliziotto bitontino, Michele Tatulli,
ucciso all’età di 25 anni
a Milano da un commando delle Brigate Rosse.
Al processo fu provato che a sparare con i mitra su
Michele Tatulli e altri due poliziotti furono: Barbara Balzerani, Mario Moretti e Nicola Gianicola.
A quel ragazzo, di cui ricordo in modo indelebile il piovoso giorno del funerale, è stato
negato il dono più grande: la vita.
E la Balzerani?
Ormai libera, lavora, scrive e promuove i
suoi libri, gode dei suoi
affetti, insomma vive.
Agli ex terroristi, ovviamente, riconosco il diritto di
vivere la propria vita come credono e buon per loro se sono persone
colte e ricche d’interessi, ma credo che dovrebbero, se nel tempo hanno recuperato un briciolo di umanità,
sentire in modo impellente un solo dovere:
consegnarsi all’oblio.