Presentato lunedì
scorso, presso l’Hotel delle Nazioni di Bari, il grande progetto innovativo del
Governo che punta allo sviluppo della
banda larga in Italia, e che vedrà la città di Bari e la Puglia tra le
prime protagoniste. Nel corso del convegno, “Banda ultralarga, emittenza radiotelevisiva e nuova rete postale”,
promosso dall’onorevole del Partito Democratico, Alberto Losacco, sono intervenuti autorità istituzionali e
operatori ed esperti del settore, tutti uniti nell’affermare l’importanza e nel
sottolineare i benefici di un’opera necessaria per restare al passo con i
tempi. Presente anche il Governo, con il Sottosegretario allo Sviluppo
Economico, Antonello Giacomelli.
Ad introdurre i
lavori, il promotore dell’iniziativa, l’on.
Losacco.
«La
banda ultralarga è la prima vera grande infrastruttura che coinvolge l’intero
territorio nazionale, dopo le ferrovie, l’elettrificazione e la rete
autostradale – spiega il parlamentare
democratico –. Con la diffusione di
Internet, sta cambiando il nostro modo di vivere, tutti noi oggi facciamo
sempre più i conti con nuove modalità di comunicazione. Per questo è tutt’altro
che un azzardo mettere insieme la banda ultralarga, le novità sull’editoria
digitale radiotelevisiva ed il ruolo di Poste Italiane. Sull’emittenza
radiotelevisiva, le testate, specie quelle locali, svolgono spesso un servizio
di informazione pluralista e fondamentale per i territori dove si trovano ad
operare, con evidenti risvolti sulla crescita e lo sviluppo economico. Poste
Italiane deve tornare ad essere motore di sviluppo inclusivo nell’ambito di una
società e di un Paese che cambia andando verso l’economia digitale, deve
proporsi come infrastruttura al servizio di tutti i cittadini, rendendo
fruibili i propri servizi e garantendo parità di accesso, combattendo così l’esclusione
sociale».
Per il sindaco
metropolitano e primo cittadino di Bari, Antonio
Decaro, «si riesce a dare finalmente
stabilità ad un finanziamento che nel tempo siamo stati costretti sempre a
rincorrere come se fossimo degli editori. Uno strumento per finanziare una tv
di qualità, e sappiamo quanto le tv locali siano i primi sostenitori delle
piccole medie imprese. Bari è tra le prime cinque città italiane che
sperimenterà, assieme all’Enel, una connessione Internet 100 volte più veloce
per 150mila unità interessate dalla super fibra. Da settembre ben 15mila
chilometri di fibra arriveranno direttamente nelle case e nelle aziende, il 35%
via aerea, il restante 65%, ovvero 9mila chilometri, internati».
Ubaldo
Pagano, segretario provinciale del PD, sottolinea come «l’attuale classe dirigente abbia saputo
cogliere le ansie del futuro e abbia saputo fare squadra, collezionando
personalità in grado ora di fare rete. E la banda larga è il primo investimento
pubblico che va in tal senso. Non ci racchiudiamo nelle segreterie di partito
ma ci confrontiamo in maniera seria con gli operatori economici per capire cosa
c’è da fare».
Presente anche la
Regione Puglia, con l’assessore Giovanni
Giannini. «La Puglia soffre di
carenza di investimenti per garantire il diritto alla mobilità ed il
potenziamento delle infrastrutture – evidenzia il rappresentante regionale
–. La banda larga è uno strumento di
crescita economica, che migliorerà la comunicazione e aumenterà le possibilità
di partecipare alle sfide della globalizzazione. La Regione è consapevole delle
potenzialità di questo strumento, che potrà determinare una crescita di due
miliardi del PIL, e sviluppare fino a 30 megabyte al secondo, per arrivare nel
2020 a 100 megabyte al secondo».
L’investimento
nella banda larga, inevitabilmente, riguarda anche una delle principali aziende
italiane, come sottolineato dall’on. Losacco, ovvero Poste Italiane. «Poste vuole essere il ponte in questa
evoluzione digitale del Paese, ci proponiamo come il motore inclusivo di questo
processo di innovazione», sottolinea Cosimo
Andriolo, dirigente regionale dell’azienda per Puglia – Basilicata –
Molise.
Numerosi gli
operatori presenti interessati ovviamente a questa evoluzione: il mondo del
gioco digitale, del turismo, del lavoro, del commercio e delle emittenze radio
televisive e dell’editoria. Tra i numerosi intervenuti, anche il direttore del
“da Bitonto”, Mario Sicolo , che ha
evidenziato, riprendendo “il mezzo ed il messaggio” di Marshall McLuhan, come «qui se il mezzo rischia di diventare
velocissimo, anche il messaggio rischia di diventare velocissimo, correndo il
rischio di svuotarsi di senso. Allora sarà necessario recuperare la citazione
di Terenzio, “Sono l’uomo e accetto tutto quello che riconosco degno di essere
uomo”, tratta dall’opera “L’uomo punitore di se stesso”. La nuova banda
ultralarga ci darà la possibilità di trasmettere anche una nuova humanitas?
Potremmo noi recuperare il cuore dell’uomo anche attraverso questa splendida
innovazione che tutto accelererà, facendoci correre il rischio di confondere
reale e virtuale? Spetterà a noi operatori di tutto il sistema dell’emittenza
radiotelevisiva e dell’editoria ridare dignità al cuore dell’uomo, anche grazie
alla banda larga».
A chiudere i
lavori, il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Antonello Giacomelli, giunto a Bari in rappresentanza del Governo
Renzi.
«In
questa nostra scelta c’è un profondo senso politico –
introduce Giacomelli –. Per noi le reti tengono
insieme le comunità, quella nazionale, quelle locali, le reti come unioni di
persone di comunità locali, di interessi, come affermazione del principio che
nessuno può chiamarsi fuori o salvarsi da solo in questa fase della
trasformazione».
«Il
punto politico posto e scelto dal Governo e voluto fortemente dal presidente del
Consiglio, fin dall’inizio, è quello di non consegnare al mercato la chiave per
decidere quali territori dovevano avere opportunità di sviluppo, di un lavoro
qualificato e di crescita e quali essere esclusi –
continua –. Quando Renzi ha voluto porre
come centrale nell’azione del Governo la banda ultralarga e l’evoluzione
digitale, molti hanno avuto dubbi ma questo esecutivo ha messo più risorse di quanto
nessun altro in precedenza ha fatto complessivamente. L’intervento del Governo
è pensato per le aree a fallimento di mercato: parliamo di più di 7mila comuni
italiani, di 20 milioni di persone, di un terzo della popolazione, della
stragrande maggioranza dei comuni. È davvero pensabile noi potessimo star lì ad
assistere ed arrenderci alle logiche del mercato?».
«Oggi
interveniamo con soldi pubblici affinché la rete resti di proprietà dello Stato
e delle Regioni, insieme, in modo condiviso – aggiunge l’esponente
democratico –. Le infrastrutture
strategiche del Paese non possono essere soggette alle valutazioni del mercato
o alle legittime valutazioni di un’azienda
privata. Non possono che appartenere allo Stato ed essere offerte in condizioni
di parità a chi deve competere, a tutti i soggetti che creano migliori servizi
e migliori condizioni. Questo è un punto di forte impronta riformista, non
lasciare il mercato arbitro della vita delle nostre comunità, delle speranze
delle nostre persone, dello sviluppo della società».
«Sulle
Tv, abbiamo messo in discussione e riformato la RAI, trasformandola in un’azienda
che non ragiona come un Parlamentino dove ci si spartiscono le nomine, ma dove
c’è un capo azienda che risponde al Paese – spiega il
parlamentare toscano –. E poi abbiamo
affermato, nella Legge di Stabilità, il principio che le emittenti locali
svolgono una funzione di interesse pubblico, questo perché il servizio pubblico
da solo non può esaurire e garantire la civiltà in termini di servizio di
corretta informazione alla comunità. È necessario venga corredato da un riconoscimento
di una funzione giuridica svolta dalle emittenti locali nel confronto della
vita delle nostre comunità».
«I
passi successivi saranno l’individuazione dei requisiti per capire chi davvero
scommette sulla sua funzione di editore e chi semplicemente ha sfruttato le
maglie troppo larghe della normativa per prendere qualche prebenda, mettendo in
difficoltà il concorrente. E poi abbiamo rotto il tabù del canone, mettendolo
in bolletta, facendo quello che governi di centrodestra e centrosinistra hanno
provato a fare in passato fermandosi però dinanzi alle lobby. È un’operazione
che va a toccare alcuni interessi, ma è un modo per contrastare i furbetti. Se
si paga tutti, si paga meno, così l’anno prossimo ci sarà una diminuzione. Ci
vorrà anche attenzione sulla risorsa pubblicitaria, che è ossigeno allo stato
puro per tutti, e anche qui interverremo, mantenendo un equilibrio».
E poi le Poste
Italiane. «Siamo d’accordo sull’efficientamento,
sull’evitare gli sprechi, sul recuperare le risorse, ma Poste ha una filiera di
presenze nel Paese che è unica – illustra –. Si deve ragionare in termini di costi e ricavi. La presenza va organizzata
su scala regionale, col dialogo con Regione e Comuni interessati. Le chiusure
si evitano accorpando i servizi, provando ad innovare la gestione, provando ad
indicare a Poste di operare non sul fronte della riduzione dei costi ma dell’aumento
dei ricavi, fornendo servizi ai cittadini, che spesso hanno nell’ufficio
postale l’unico riferimento dello Stato. E non abbandonando quella rete
fondamentale non solo per il rapporto tradizionale che ha con una comunità ma
per come può accompagnare una rivoluzione digitale del nostro Paese».
«Ora incomincia la corsa sulla banda ultralarga –
conclude –, abbiamo messo le basi per
recuperare un ritardo ma questa fibra però non ha potere taumaturgico. Ora bisogna
intervenire sul fronte dei servizi. Non si può sottovalutare Internet, siamo di
fronte ad un cambiamento profondo, che coinvolgerà ogni parte della nostra
vita. Con internet cambia la modalità di organizzare il pensiero ed il sapere,
la velocità della nostra vita. Dinanzi a questo cambiamento o restiamo
arroccati nelle nostre paure e ci facciamo travolgere, oppure dobbiamo provare
a starci dentro. Per starci dentro dobbiamo dare ai nostri ragazzi ambienti dove
far incrociare e connettere le nostre potenzialità, come la cultura, la storia,
la bellezza, l’accoglienza, l’umanesimo, attirando così la loro creatività. La
Puglia e Bari possono essere l’avamposto di questa rivoluzione digitale, il
traino d’Italia sulle startup. Si possono creare qui le occasioni».