“Nicola Lavacca è uomo di sport e giornalista di fama nazionale e saprà essere il giusto tramite fra Coni e amministrazione. Essendo sempre presente, sarà facile interpellarlo per interfacciarci con lui“.
E’ l’assessore allo sport Domenico Nacci a delineare l’identikit del nuovo Fiduciario del Comitato Olimpico Nazionale per la città di Bitonto, presentato nei giorni scorsi nella Sala consiliare.
Quarant’anni di giornalismo sulle scapole, cronista di Famiglia Cristiana e Gazzetta del Mezzogiorno, Nicola ha iniziato che si battevano ancora i tasti bianconeri della macchina per scrivere, forse un secolo fa, ed ora digita i pezzi sul display di uno smartphone. Evoluzione di un mestiere che si spera sia immortale.
Toccherà a lui “potenziare le sinergie per confronti con le realtà locali al fine di concretizzare progetti sportivi che migliorino la qualità della vita e l’integrazione sociale“, secondo quanto auspicato dal presidente regionale Coni Elio Sannicandro, che personalmente ha scelto Lavacca.
Il sindaco Michele Abbaticchio ha dato la massima disponibilità a collaborare col rappresentante olimpico, nonostante le difficoltà del momento.
“Per me è una sorta di missione,
considerato che mi occupando da sempre di sport e so che quello di Fiduciario è un
ruolo molto delicato. Vorrei avviare un percorso univoco,
almeno spero, fatto di dialogo e di confronto“, ha esordito Lavacca, dopo aver ringraziato i presenti e inviato un affettuoso al suo predecessore, il generale Peppino rella.
“Sono animato da un grande
entusiasmo con l’obiettivo di dare il mio modesto contributo affinché lo sport
bitontino possa svilupparsi, crescere in tutte le discipline sia a livello
agonistico che promozionale“, ha proseguito.
“Ho sempre apprezzato, salvo
rari casi, l’impegno di coloro che ci mettono passione, impiegano parte del
loro tempo, facendo ricorso anche a risorse finanziarie personali per
organizzare l’attività sportiva in tutte le sue forme. Alcune società hanno
anche raggiunto lusinghieri risultati nelle discipline individuali e di
squadra. Certo, negli ultimi anni lo sport bitontino si è esteso a macchia di
leopardo, con pochi alti e molti bassi, senza per questo voler fare da parte
mia una scala di valori. Bisogna cercare tutti quanti di remare dalla stessa
parte, ponendoci traguardi sempre più importanti e prestigiosi che in taluni
settori possano dare alla nostra città anche un diversa connotazione e, perché
no?, un po’ di lustro nel contesto regionale e nazionale” ha osservato con acutezza.
E poi ha illustrato il suo compito: “Il Fiduciario
Coni assicura i rapporti a livello locale con le società
sportive anche per tutte le esigenze relative all’attività promozionale e allo
sviluppo tecnico-agonistico e non agonistico. In quest’ottica io contemplo
anche le scuole, le parrocchie, gli oratori, le palestre e tutte quelle
associazioni culturali, quelle impegnate nel sociale che propongono tematiche
ed eventi di sport.
Non meno importante è la collaborazione con il Comune
per perseguire i fini istituzionali del Coni, ma soprattutto è fondamentale il
lavoro relazionale con le Istituzioni pubbliche locali allo scopo di favorire
la pratica sportiva e garantire l’uso degli impianti da parte delle società“.
Come lo svolgerà, è presto spiegato: “Dal mio punto di vista tre sono le parole chiave:
ascolto, dialogo e pragmatismo. La mia è una totale
disponibilità nel recepire le istanze, i problemi che mi verranno sottoposti di
volta in volta dando a tutti pari dignità e considerazione nel pieno rispetto
dell’autonomia di ciascun sodalizio. Il dialogo è fondamentale per
alimentare un rapporto di costante collaborazione nell’intento di fare gruppo,
di creare fondamenta più solide soprattutto sul piano della promozione sportiva
per coinvolgere maggiormente i bambini, i giovani, con una sguardo molto
attento al mondo della disabilità, della emarginazione sociale e della devianza
minorile. A tal fine non sarebbe male riattivare la Consulta dello Sport“.
Non sarà facile e questo Nicola lo sa bene: “Il pragmatismo è la sfida più
difficile perché si tratta di passare dalle parole ai fatti, di concretizzare
idee e progetti. Per l’attività professionale di giornalista che svolgo ormai
da 40 anni sono abituato, proprio per forma mentis, ad essere coerente,
pratico, tempestivo, rispettoso delle persone e dei fatti. Occuparsi di possibili
interventi e di attuazione dei programmi sul fronte della pratica sportiva e
dell’impiantistica è la sfida più difficile e complessa. Il mio sarà un impegno massimale per cercare
di attuare almeno i passaggi più importanti e decisivi, con molto realismo. In questo confido molto nel
confronto con il sindaco Abbaticchio, con l’assessore Nacci ma anche e
soprattutto con voi, con le società, le associazioni, i dirigenti, i tecnici
che spesso hanno delle competenze di rilievo nonché una notevole esperienza
accumulata in tanti anni di attività. Mi accosto a questo incarico con umiltà e
discrezione, ma anche con determinazione e voglia di fare“.
Dunque, l’unione dovrebbe fare la forza: “Per tutti il motto deve essere “cooperare per un sport
migliore a livello cittadino”. Alcuni
sodalizi riescono a farlo. A volte purtroppo mi trovo a constatare una certa fragilità
nei rapporti tra alcune società che in taluni casi sfociano nello scontro a
muso duro, e di rado persino nella litigiosità. Se ai giovani dobbiamo
sforzarci di dare esempi positivi sarebbe indispensabile mettere da parte le
beghe paesane, qualche rancore di troppo, qualche mania di protagonismo che
producono solo danni, facendo invece comprendere, cominciando da noi stessi,
agli atleti in erba che i valori e i principi indissolubili dello sport sono la
correttezza, la lealtà, il rispetto verso gli altri (avversari e non) dentro e
fuori dai campi di gara“.
Urge cambiare mentalità: “Il confronto dialettico è il
sale di una società democratica, ma quando subentrano le polemiche sterili, i
duelli verbali da guelfi e ghibellini, gli atteggiamenti astiosi si rischia di
compromettere lo sviluppo e la crescita cui facevo riferimento in apertura del
mio intervento. Anzi, a volte si fanno dei passi indietro. Dobbiamo, pertanto, lavorare
insieme per cambiare un po’ una mentalità che sa di provincialismo. Bisogna
affermare con forza la cultura del noi (nel senso della collettività) e non
dell’io. Dialogare, parlarsi, interagire fin dove è possibile per costruire un
nuovo modello di fare sport a Bitonto, comprese le frazioni di Palombaio e
Mariotto“.
Un problema endemico: gli impianti sportivi che o non ci sono o sono pochi, onde per cui molti bitontini di buona volontà sono costretti al nomadismo: “Naturalmente le linee guida ideali di comportamento,
trattandosi di pratica sportiva, non possono prescindere dal numero degli
impianti sportivi disponibili e dalla possibilità di poterne usufruire. Qualcosa è stato realizzato negli ultimi anni,
qualcosa sta nascendo. Credo però che tra le questioni da affrontare, tra le
priorità, ci sia il nodo cruciale del Palazzetto del Maria Cristina che da
alcuni anni ormai non può ospitare manifestazioni agonistiche e non, aperte al
pubblico. Di conseguenza molte società
(penso alla pallavolo, alla pallacanestro, pattinaggio, arti marziali ecc.)
sono costrette a far ricorso alle palestre di alcune istituti scolastici. Ritengo
che il problema vada affrontato insieme per cercare di addivenire ad una
soluzione. Chi è in grado di dare il proprio contributo per approfondire le
conoscenze legali, amministrative e sportive riguardanti il palazzetto è ben
accetto, attraverso anche il coinvolgimento del Comune e di altre Istituzioni.
Sarebbe opportuno convocare in tempi brevi un tavolo di discussione e di
confronto aperto per restituire allo sport bitontino una struttura di qualità tra
l’altro molto ricettiva”.
Alcuni consigli: “Sono disponibile anche a dare la mia collaborazione
all’assessorato allo sport in tema di affidamento e gestione ai privati degli
impianti sportivi, valutando magari anche eventuali progetti di
riqualificazione e razionalizzazione degli stessi da parte di società/gruppi di
edilizia sportiva che ne facciano richiesta. Serve una soluzione anche per i vecchi
spogliatoi dello stadio Città degli Ulivi in stato di perenne degrado, come
pure ci vorrebbe uno sforzo per trasformare il campo di gioco del “Rossiello”
da terreno polveroso, gibboso quasi impraticabile a manto erboso in sintetico,
senza sottovalutare le condizioni precarie della pista di atletica. Non ultimo
il campo da calcetto di via Togliatti”.
Infine, il richiamo ad un mito non sempre adorato in vita da chi contava così come è stato fatto post mortem: “Come diceva Pietro Mennea,
indimenticato campione olimpionico e uomo dei record scomparso prematuramente
il 21 marzo di due anni fa: “Lo sport ha bisogno di progettazione, innovazione
e impegno costante”.