Randagio è il ricercatore, potremmo dire parafrasando Giovanni Arpino, tanti, troppi essendo i punti di contatto fra un ricercatore ed un eroe, di questi tempi.
E, sempre sulla scia del grande scrittore piemontese, potremmo aggiungere che è nomade perchè va sempre dove va il suo cuore.
E’ il caso di Antonio Moschetta, luminare bitontino che ha studiato nelle università più prestigiose del mondo, da qualche giorno non è più direttore scientifico dell’Istituto Oncologico barese.
Una sentenza del Consiglio di Stato sancisce l’incompatibilità degli incarichi e renderebbe la sua figura quella d’un mero burocrate.
Insomma, tutto il contrario di chi indaga i segreti della vita che resiste alla morte attraverso le pagine di un libro, la lente di un microscopio e l’anima di chi incontra nel suo cammino professionale.
Così, s’è trovato costretto a lasciare.
Scelta dolorosa, indubbiamente.
“In questo anno come direttore
scientifico dell’Oncologico ho lavorato con tenacia e passione. Non ho
risparmiato ne’ il mio tempo ne’ le mie forze. Anzi chiedo scusa a tutti coloro
che cercavano di contattarmi e non ero disponibile neanche per rispondere al
telefono. In un anno, con umiltà posso affermare che abbiamo fatto salti
incredibili: abbiamo preparato i nuovi regolamenti dei contratti di ricerca,
abbiamo contrattualizzato oltre 50 giovani, nuove menti che nei vari campi sono
venute a Bari all’oncologico dagli USA, dalla Spagna, in controtendenza anche
dagli altri centri oncologici italiani come il CRO di Aviano. Siamo stati
giudicati ai primissimi posti ed abbiamo ottenuto finanziamenti dall’AIRC
(Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), 6 borse di studio dalla FIRC
(Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), dalla Comunità Europea con
progetti di ampio respiro non solo sulle cause e terapie dei tumori ma anche
sulla riabilitazione psicologica dei sopravvissuti ai tumori (dei guariti) che
oggi in Italia sono oltre 1 milione di persone. Il numeretto che fa giudicare
gli Istituti di ricerca italiani e che si chiama impact factor è passato da
una media di 200 negli ultimi 7 anni a 519 nell’ultimo anno con un balzo in
avanti dell’Oncologico di Bari nella classifica nazionale per la ricerca“, snocciola numeri (notevoli) e risultati (egregi) tutto d’un fiato e pien d’orgoglio Moschetta.
“Arriva però il momento in cui bisogna
prendere decisioni importanti nella vita, quelle decisioni che alla fine prendi
solo con il tuo cuore, con tua moglie e con la tua famiglia. Per i direttori
scientifici degli IRCCS esiste una incompatibilità completa con l’esercizio
della professione (anche gratuita) di medico, di docente universitario, di
editore di riviste, di revisore di articoli scientifici. In questo anno ho
capito che la mia vita e’ fatta per i pazienti, per gli studenti, per i giovani
ricercatori. Se continuassi in questo incarico per il quinquennio
previsto con queste modalità, al termine di esso sarei pronto per un lavoro
distante da quello per cui mi sono formato. Credo che al potere fine a se
stesso vada preferito il “potere fare” e per fare devi essere te
stesso nella verità. Servono cuore, passione e fatti. Ho imparato tanto in
questo anno, ho acquisito tanta esperienza amministrativo-scientifica, ma io
sono un medico ricercatore e devo tornare nella mia professione perche’ è lì
che mi batte più il cuore, è lì che credo con umiltà che io posso dare di
più alla società“, prosegue la disamina l’illustre concittadino.
“Lascio l’incarico di direttore scientifico ma non scappo
dall’Oncologico. Posso continuare se mi daranno la possibilità collaborare come
ricercatore perché sono certo che l’oncologia e la ricerca hanno bisogno di
noi. Hanno bisogno di tutti noi. Ed io mai mi sono tirato indietro quando
bisogna produrre e divulgare la scienza. Pertanto lascio con una sola
preghiera: che le varie spending review non tocchino né la ricerca né l’assistenza in oncologia. Lo dico senza vantaggio personale ma solo per
ricordare a tutti, fortificato da questa esperienza, che l’istituto oncologico
di bari così come tutta la ricerca e l’oncologia italiana hanno diritto di
essere finanziati per la crescita ed il dovere di fornire un servizio ai
cittadini che sia di qualità e di quantità, senza risparmi, senza bandiere e
senza barriere“, conclude Moschetta, con la serenità olimpica di chi ha deciso per il meglio.
Come sempre.