«Ignoti nomi / qui / sfolgorarono gli spiriti / di ventidue militari italiani / trucidati / inermi / dall’esercito germanico / nel settembre 1943 / mentre accorrevano alle armi / in terra liberata. / Inchiniamoci / italiani / risolleviamoci fatti migliori / dal / sangue / dei nostri martiri. / Il comando militare di Bari / pose / 18-3-1945».
Recita così la lapide che, a Spinazzola, in località Murgetta Rossi, 4 km dal centro urbano, ricorda la strage perpetrata dai soldati tedeschi, nel settembre del ’43, dopo l’armistizio, in cui furono trucidati 22 soldati italiani. 22 soldati a cui ancora oggi, a 74 anni di distanza, non è possibile dare ancora un nome, un volto.
I loro corpi, infatti, furono ritrovati solo due anni dopo, nudi, sotto i muretti a secco. Per ben 24 mesi furono esposti alle intemperie, prima di essere rinvenuti, ovviamente in stato irriconoscibile, nel 1945. Di loro non si sa nulla, se non che fossero militari. A testimoniarlo furono le targhette ritrovate vicino a quel che rimaneva dei loro corpi.
Anche i responsabili, militari tedeschi ormai in fuga dopo la caduta del regime fascista e l’avvento al governo di Badoglio, non furono mai identificati.
Parte della verità fu restituita da un documento, ritrovato in un archivio statunitense, scritto in lingua italiana e lungo mezza pagina, che parla di vittime massacrate a colpi di mitragliatrici che i nazisti avevano installato in quella zona.
Le Fosse Ardeatine pugliesi, come qualcuno ha definito quel massacro. Un episodio ancora poco conosciuto. Ogni anno, a settembre, si rende omaggio ai caduti di Murgetta Rossi, in presenza delle autorità politiche e militari.
Il cippo commemorativo, storicamente, è stato meta di tanti che hanno voluto ricordare quelle vittime. Il loro ricordo nella è stato mantenuto vivo anche dai partigiani di Bitonto, come testimonia l’iscrizione commemorativa posta alla base del monumento, che recita: «I partigiani di Bitonto memori».