Agosto 1980. Sono passati poco più di 20 giorni dalla strage terroristica più terribile del nostro Paese. Quella bomba alla stazione di Bologna che ha causato 85 morti e 200 feriti. Ebbene, con ancora negli occhi quelle tremende immagini, alcuni giornalisti si tuffano, per il solo amore della propria professione e di una parola da sempre scomoda chiamata (vera) verità, nella pista dell’eversione nera, altri nelle Brigate rosse e altre forze combattenti di sinistra, altri vanno in Medio Oriente.
Già, il Medio Oriente. Terreno caldissimo anche all’epoca, naturalmente. E qui, e più precisamente in Libano, ci vanno due nostri cronisti. Maria Grazia De Palo e Italo Toni. Il problema è uno solo: da Beirut sono quasi 39 anni che li aspettiamo, perché non sono più tornati. E nessuno ci ha ancora detto perché.
In un altro dei tanti misteri di Casa nostra, con la complicità dei Servizi segreti stranieri. E pure di quelli nostrani.
Ma chi sono Maria Grazia De Palo e Italo Toni? E, soprattutto, perché erano in Libano? La prima, classe 1956, indagava su traffici di armi per il quotidiano “Paese Sera” e la rivista “l’Astrolabio”. Il secondo, classe 1930, è un esperto di Medio Oriente e ha collaborato con diverse testate italiane e internazionali. E ha scoperto l’esistenza di campi di addestramento della guerriglia palestinese.
I due, prima di scomparire per sempre il 2 settembre 1980, erano arrivati dieci giorni prima in Libano per documentare e raccontare la guerra civile e, in particolare, indagare sui traffici d’armi e su questioni internazionali che implicavano anche l’attività dei servizi segreti italiani. Soprattutto nel sud del Paese. E, in modo particolare, De Palo ha raccontato, a più riprese, come mitragliatrici, fucili automatici, pistole e munizioni partano dai porti italiani e virino verso Sud, invece di raggiungere le destinazioni ufficiali, finendo nelle mani di terroristi irlandesi e turchi e di come, talvolta, tornino in Italia. Anche, si diceva, nelle mani delle Brigate rosse. Senza dimenticare il ruolo della P2 e del Banco ambrosiano.
La guerra civile era scoppiata nel 1975, e da una parte c’erano i cristiani, sostenuti da Israele, dall’altra i musulmani, appoggiati inizialmente dalla Siria e poi dall’Iran, dopo la rivoluzione di Khomeini del 1979. Si fronteggiarono da una parte i cristiani maroniti e dall’altra la coalizione di palestinesi alleati ai libanesi musulmani.
Quel fatidico giorno, il 2 settembre 1980, Graziella e Italo, dopo aver confermato le stanze d’albergo e avvisato l’ambasciata italiana (occhio, però, che alla stessa ambasciata avevano lasciato anche questo messaggio: “se tra tre giorni non avrete nostre notizie, cercateci“), sono partiti con alcuni membri del Fronte di liberazione. Ma da allora non se ne sa più nulla. Scomparsi. Fantasmi. E neanche cercati, ovviamente. Ancora dopo 39 anni, anche perché di mezzo c’è pure il segreto di Stato, che fa capire come questa storia, quel tunnel dove si erano imbucati i due nostri giornalisti, era davvero piena di spine.
E il segreto di Stato riguarda le carte che riportano le relazioni speciali fra il servizio segreto militare italiano e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Un patto che, per quello che ne è trapelato, dal 1970 avrebbe permesso all’Olp di fare in Italia attività paramilitari sotto copertura offrendo al nostro Paese, in cambio, la rinuncia a eseguire attentati terroristici.
Il cosiddetto “Lodo Moro”, tanto per intenderci.
E non è da escludere, allora, che i due inviati fossero a conoscenza di tutta questa delicatissima faccenda.