Immagine

WEB PROJECT MANAGER
Alessandro Intini

giovedì, 29 Maggio, 2025
No Result
View All Result
Immagine

DIRETTORE DA BITONTO
Mario Sicolo

DaBitonto.com
  • Home
  • Cronaca
  • Politica
  • Cultura e Spettacolo
  • Sport
  • Aziende
  • Rubriche
DaBitonto.com
  • Home
  • Cronaca
  • Politica
  • Cultura e Spettacolo
  • Sport
  • Aziende
  • Rubriche
No Result
View All Result
DaBitonto.com
No Result
View All Result

Home » A spasso con la Storia/ L’infame e vergognosa strage del Monongah. Quelle tante (chissà quante) vittime innocenti morte in miniera

A spasso con la Storia/ L’infame e vergognosa strage del Monongah. Quelle tante (chissà quante) vittime innocenti morte in miniera

La più grande tragedia mineraria dell'emigrazione italiana. Quasi 112 anni fa. E senza un numero precise di vittime

La Redazione by La Redazione
1 Giugno 2019
in Cultura e Spettacolo
A spasso con la Storia/ L’infame e vergognosa strage del Monongah. Quelle tante (chissà quante) vittime innocenti morte in miniera
Condividi con FacebookCondividi con WhatsappCondividi via Email

Il perché sia stata ignorata e zittita per quasi un secolo è, al tempo stesso, un mistero, una vergogna e qualcosa di inaccettabile.

D’altronde, serve una dose di sano cinismo per nascondere sotto chissà quanti e quali cassetti una delle tragedie minerarie più grandi d’America, d’Italia e della storia, e talmente intensa che nessuno mai, dopo quasi 112 anni, ha accertato quante persone abbiano perso la vita. Con le stime ufficiali ci si è fermati a 362, ma sono troppe poche considerando che in quella miniera della città impronunciabile che si chiama Monongah c’erano quasi 1.000 persone, a netta, nettissima maggioranza nostri connazionali.

Facile capire, dunque, che quella di questo piccolo centro del West Virginia, negli Stati Uniti, è una strage molto più grave di quella di Marcinelle, in Belgio, l’8 agosto 1956, dove i morti nostrani sono stati “soltanto” 136. Ma l’eco mediatico è ed è stato completamente diverso. Rendere cadaveri questi uomini più di quanto non lo siano davvero.

Il calendario, allora, dice che siamo nel 1907. Con la storia vuol dire essere ben all’interno di uno dei periodi, più intensi e drammatici, dell’esodo di massa di italiani verso gli Stati Uniti, alla ricerca disperata di un lavoro. Che, nella maggior parte dei casi, era un qualcosa che oggi definiremmo “usurante”. Miniere, appunto. Con condizioni lavorative, di sicurezza, di paga e di tutto ciò che possa rientrare nella categoria “umano” che proprio così non era per nulla. E, se poi eri straniero, la vergogna era ancora peggiore.

Mancava qualche minuto alle 10.30 del 6 dicembre. All’improvviso, nelle miniere di carbone numero sei e otto della compagnia “Fairmont Coal Company” si verifica una serie di potenti esplosioni causate dal gas. In pochi minuti, centinaia di lavoratori vengono travolti, schiacciati nel crollo dei tunnel, bruciati dalle fiamme, soffocati dal fumo. Il boato si è propagato fino a 30 km chilometri di distanza, e sono stati necessari molti giorni per recuperare i corpi, che erano carbonizzati e sfigurati, in gran parte irriconoscibili. 
Soltanto in cinque sopravvivono, e sempre nessuno ha mai capito quanti sono stati i deceduti. Dapprima 362 (cifra diventata ufficiale ma più per questione di comodo che per altro), poi oltre 500; 620 (un addetto alle sepolture del Municipio di Monongah), e, addirittura, 956 (un giornale del 9 marzo 1908). Gli italiani? Una enormità. Ufficialmente 171. Soprattutto molisani, abruzzesi e calabresi.

Una carneficina, in pratica. E c’è subito da aggiungere un dettaglio, magari non strettamente legato all’accaduto ma significativo. Si chiama paga. Lo stipendio non era affatto uguale per tutti. Gli adulti guadagnavano dieci centesimi l’ora, i ragazzini ricevevano una mancia legata alla quantità di carbone che portavano in superficie. Vivevano in baracche di legno ricoperte di carta catramata, in dieci per stanza, pagando anche dieci dollari al mese, metà di quanto guadagnavano.  

Perché queste esplosioni? Un accumulo di gas. Il giorno precedente le miniere erano rimaste chiuse e per risparmiare energia gli aeratori sono stati tenuti spenti. Scelta fatale, perché questo, secondo alcuni ricercatori, avrebbe determinato l’accumulo di gas alla base dell’esplosione.

Nonostante le indagini, però, le reali cause scatenanti l’immane tragedia non sono mai state accertate.

Fondamentale, a inizio secolo, per rompere la linea Maginot dell’oblio alzata sulla vicenda è stata la prorompente e insistente azione di un giornalista italiano, Domenico Porpiglia, il quale, direttore di “Gente d’Italia”, sulla base di alcuni semplici elementi, ci ha costruito tutta una lunga ricerca storico-giornalistica.

 

Articolo Precedente

CALCIO – Bitonto, mister Gianni Iurino nuovo preparatore dei portieri

Prossimo Articolo

“La Costituzione è sotto attacco”. Il circolo Anpi si interroga sui rischi dell’autonomia differenziata delle regioni

Related Posts

Acqua
Cultura e Spettacolo

L’acqua come leva dello sviluppo nel volume “Acqua per il Mezzogiorno”

28 Maggio 2025
“La mia strada in fiore”. Premiati i vincitori della seconda edizione
Comunicato Stampa

“La mia strada in fiore”. Premiati i vincitori della seconda edizione

27 Maggio 2025
Successo di pubblico e grande entusiasmo per l’undicesima edizione di “Bitonto Cortili Aperti”
Comunicato Stampa

Successo di pubblico e grande entusiasmo per l’undicesima edizione di “Bitonto Cortili Aperti”

26 Maggio 2025
Bitonto Experience, quattro weekend per scoprire i nostri prodotti tipici e le bellezze cittadine
Cultura e Spettacolo

Bitonto Experience, quattro weekend per scoprire i nostri prodotti tipici e le bellezze cittadine

26 Maggio 2025
gonfalone
Cultura e Spettacolo

Giornata del Gonfalone: il 27 maggio la premiazione dei “Bitontini dell’Anno”

24 Maggio 2025
Dopo “I venerdì letterari”, altri quattro appuntamenti per “Rinascita del territorio”
Comunicato Stampa

Dopo “I venerdì letterari”, altri quattro appuntamenti per “Rinascita del territorio”

24 Maggio 2025
Prossimo Articolo
“La Costituzione è sotto attacco”. Il circolo Anpi si interroga sui rischi dell’autonomia differenziata delle regioni

"La Costituzione è sotto attacco". Il circolo Anpi si interroga sui rischi dell'autonomia differenziata delle regioni

Notizie dall'Area Metropolitana

Dopo “I venerdì letterari”, altri quattro appuntamenti per “Rinascita del territorio”
Comunicato Stampa

Dopo “I venerdì letterari”, altri quattro appuntamenti per “Rinascita del territorio”

by La Redazione
24 Maggio 2025

Dopo il successo della quarta rassegna de “I venerdì letterari”, dedicata ai saggi e svoltasi tra gennaio e aprile, l’associazione...

Leggi l'articoloDetails
giovani ciclisti

Grande successo per la 3ª Giornata Azzurra dedicata ai giovani ciclisti

7 Maggio 2025
riuso

Sanb presenta la Festa del Riuso. Domani la prima giornata nel centro raccolta di Ruvo

26 Aprile 2025
campioni regionali

2º XC Colle San Pietro, Vittorio Carrer (Team Eracle) e Ilenia Fulgido (Team Valnoce) campioni regionali

16 Aprile 2025
“Monopoli, dal mare alla valle”. Domani l’inaugurazione della mostra fotografica

“Monopoli, dal mare alla valle”. Domani l’inaugurazione della mostra fotografica

9 Aprile 2025

Rubriche

Un appello per Gaza
Il punto di svista

Un appello per Gaza

by La Redazione
28 Maggio 2025

Gaza: ultima chiamata. Non c’è più tempo, il popolo palestinese è allo sbando, si rischia il genocidio. Le immagini che...

Intitolato a Pina Marrone l’auditorium del Benjamin Franklin Institute

Intitolato a Pina Marrone l’auditorium del Benjamin Franklin Institute

24 Maggio 2025

Mensile Online

DaBitonto.com

Privacy Policy Cookie Policy

Follow Us

  • Il Progetto
  • Redazione
  • La tua pubblicità
  • Contatta la redazione

© 2024 daBITONTO / Gruppo Intini srl - P.IVA 07183780720 Testata giornalistica – Reg. stampa n.684/2013 Tribunale di Bari
powered by Comma3

No Result
View All Result
  • Home
  • Cronaca
  • Politica
  • Cultura e Spettacolo
  • Sport
  • Aziende
  • Rubriche

© 2024 daBITONTO / Gruppo Intini srl - P.IVA 07183780720 Testata giornalistica – Reg. stampa n.684/2013 Tribunale di Bari
powered by Comma3