Lampade votive cimiteriali, a questo punto della questione chi riesce a capirci qualcosa è pregato di spiegarlo ai cittadini di Bitonto. L’Amministrazione comunale, infatti, è in preda ad uno stato confusionale che non è certo se derivi da pressapochismo o da inaffidabilità e superficialità.
Era il 3 marzo 2018 quando dalle pagine di un quotidiano on line l’Amministrazione comunale facendo seguito alla propria delibera di Giunta del 26/02/2018 si impegnava ad “avviare la procedura per l’affidamento del nuovo servizio di alimentazione delle lampade votive, previa valutazione in ordine alla opzione di gestione diretta da parte della struttura comunale”.
Sono trascorsi dunque otto mesi da quando il Comune di Bitonto aveva risolto il contratto di concessione con il gestore del servizio di illuminazione votiva per grave inadempimento.
Sinistra Italiana Bitonto si era persino illusa che la gestione del nuovo servizio potesse essere pubblica, ovvero gestita direttamente dal Comune. Poi, a settembre l’idea “geniale” dell’Amministrazione comunale: si utilizzeranno lampade votive a batteria o ad energia solare ma è necessario un regolamento comunale per il loro uso.
Anche in questo caso, pur riluttanti sulla necessità di un regolamento peraltro mai approvato in quanto ritirato in consiglio comunale – per fortuna perché incomprensibile e incoerente – avevamo inteso che l’Amministrazione comunale avendo interrotto unilateralmente un pubblico servizio, senza aver garantito per tempo la sostituzione del gestore, avrebbe provveduto con propri fondi ad espletare una gara pubblica per la ricerca di un congruo numero di lampade a led magari chiedendo successivamente un contributo simbolico agli interessati.
Oggi, invece, a pochi giorni dalla commemorazione dei defunti si scopre che i cittadini per l’omaggio ai propri defunti dovranno provvedere autonomamente all’acquisto delle lampade votive con costi sicuramente superiori a quello che avrebbe potuto ottenere l’Amministrazione comunale con l’espletamento di una gara pubblica – i sette euro ipotizzati non si comprende da dove spuntino – e con disponibilità impossibili ad esaudire tutte le richieste.
Era, dunque, questa la brillante idea? In otto mesi, se l’intenzione dell’Amministrazione comunale era quella di non gestire direttamente il servizio di illuminazione votiva non si riusciva ad espletare una gara pubblica? È possibile che ogni volta ci siano gravi ritardi o gravi inadempienze da parte della pubblica amministrazione ci si debba trincerare dietro la parola “burocrazia”? La “burocrazia”, un buon amministratore ha l’obbligo morale di saperla gestire individuando per tempo modalità semplificative e correttezza delle procedure!
Il problema nasce a monte quando non si è tenuto conto della reazione del “vecchio” concessionario che da quanto si è appreso dai quotidiani cittadini on line ha chiesto al tribunale amministrativo regionale “l’annullamento della deliberazione”, e “la condanna dell’Ente al risarcimento del danno, da quantificarsi in corso di giudizio, per l’asserita inesistenza dei presupposti di fatto e di diritto della deliberata risoluzione”.
Dunque al danno di una interruzione di pubblico servizio in un momento sbagliato, la possibile beffa, che tutti, compreso noi di Sinistra Italiana, si augurano di non dover subire, ovvero quella di risarcire con le proprie tasche un gestore ritenuto inadempiente dall’amministrazione comunale a torto o a ragione.