È vestita in maniera alquanto bizzarra, con abiti variopinti, vivaci. Guida un’auto altrettanto vivace, sulla cui carrozzeria sono dipinti personaggio di fiabe e cartoni animati, di quelli tanto cari ai bambini, addobbato all’interno con pupazzi e giocattoli. Della sua “missione” ne hanno parlato in tanti. Persino il New York Times, una volta, ha dedicato un articolo a lei è alla sua attività.
Parliamo di Caterina Bellandi, 52 anni, meglio nota come zia Caterina, che, con il suo taxi speciale, da anni trasporta gratuitamente i bambini affetti da gravi malattie, che si recano con le famiglie all’ospedale Meyer di Firenze, centro pediatrico all’avanguardia, a cui si rivolgono famiglie provenienti da tutta Italia.
L’avventura di questa Mary Poppins toscana inizia nel lontano 2001, dopo la scomparsa del compagno a causa di un tumore: «Da allora, il mio obiettivo è quello di dare sollievo ai bambini che affrontano una battaglia contro la malattia, quelli che io chiamo “supereroi”, per la capacità di saper sdrammatizzare quello che è un dramma. Cerco di infondere loro allegria, perché anche se sono malati, hanno il diritto di essere felici».
Dopo il lutto, ha quindi utilizzato il “Milano 25”, il taxi del compagno, per la sua missione.
Zia Caterina è stata mercoledì a Bitonto, alla Scuola Primaria “Giuseppe Caiati”, in visita ai bambini, per raccontare quel che fa e il perché lo fa.
Ad invitarla sono stati due genitori che, qualche tempo fa, hanno affrontato il tumore del figlio. Anche a loro zia Caterina ha mostrato la sua disponibilità, aiutando il piccolo a combattere la battaglia contro la malattia: «L’abbiamo conosciuta a Firenze, quando, nel marzo 2017, mio figlio faceva la radioterapia. Eravamo già a metà del percorso di cure. Prima di conoscere lei eravamo chiusi in noi stessi, arrabbiati per quello che ci era accaduto, perché è inaccettabile che una malattia così terribile colpisca un bambino. Poi, dopo la sua conoscenza, tutto è cambiato. Lei ci ha invaso con il suo carisma. È una donna che, nonostante il dolore di tanti genitori, ha sempre il sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi. Perché capisce quello che stai vivendo in quel momento e si mette al tuo servizio, donandoti il suo tempo e facendo passare il periodo in ospedale ai bambini come se fossero in vacanza. Qualsiasi desiderio abbia un bambino, lei è pronta a esaudirlo, portandolo allo stadio, ai musei, alle giostre, alla Disney. Così, ai bambini, non pesano i lunghi periodi da trascorrere in ospedale. Ci tenevo tanto ad averla qui nella nostra città e, soprattutto, a scuola, perché volevo far conoscere a tutti quel che fa, il suo mettersi al servizio dell’altro nei momenti inaspettati della vita».