La notizia della collaborazione di Casadibari neo collaboratore di giistizia e speriamo pentito è certo una buona notizia.
Questa collaborazione, se fattiva, aprirà scenari importanti sulla mala bitontina e non solo.
Ma, a questo punto, sarebbe anche l’ora del “mea culpa”.
Dei tanti “cittadini che contavano” e che, per anni, hanno fatto finta di non vedere come la criminalità facesse affari e diventasse mafia.
Una presenza troppo evidente per non vedere, sinceramente.
Quasi una sorta di complicità.
Ho sempre denunciato uno stato di collusione implicita e sommersa a Bitonto, che rendeva difficile capire quale fosse la regia di questa criminalità.
Pochissime denunce ed un rapporto poco fiducioso nelle forze di polizia hanno accentuato la crescita criminale.
Sarebbe bastato che negli anni non si fosse colpevolmente sminuito il fenomeno della criminalità.
E, invece, quel silenzio omertoso di parte ha fatto germogliare interessi milionari al centro storico e non solo. Tutto è stato lasciato lì, indisturbato.
Se poi ci mettiamo che uno “straniero” testimone di giustizia avrebbe voluto contrastare la criminalità con la diffusione della cultura della legalità ed invece è stato letteralmente cacciato da Bitonto, allora la mafia è anche mafia bianca.
Una città come Bitonto non meritava una classe politica latitante oppure solo pronta a scendere in piazza ogni volta che accadeva una tragedia e poi basta.
Non si possono dare le colpe ai cittadini, sempre più impauriti, se anche chi deve vigilare è sfiduciato e senza mezzi e si arrende.
Sappiate che per acquistare droga ed armi ci vogliono capitali e allora, dinanzi a tutta una serie di arresti di “pesci piccoli” la mia domanda è: a Bitonto chi finanzia la mafia?