Era il tre novembre dello scorso anno quando ci trovammo a raccontare della tragica scomparsa della giovane 29enne Maria Grazia Cutrone vittima, come moltissime altre donne, di una violenza contro la vita stessa che gli è stata sottratta (leggi qui l’articolo: http://bit.ly/2hfKwKW).
Lo scorso sabato, ad un anno di distanza, l’associazione “Io sono mia” ha voluto dedicare un ricordo non solo per Maria Grazia, ma per tutti coloro abbiano subito una perdita importante con la volontà di convertire il trauma della morte in qualcosa di nuovo, vivere quindi la separazione traumatica come un momento di metamorfosi.
«Abbiamo istallato lo scheletro in albero secco, leggermente inclinato verso destra per una forte folata di vento, la morte appunto – spiega ai nostri taccuini la psicoterapeuta dell’associazione, Antonella Stellacci -. Il vento l’ha inclinato ma non l’ha spezzato, anzi ha dato vita a nuovi frutti: variopinte farfalle e fiori e pacchetti regalo come un dono della vita. Per questo, però, siamo partiti dalle radici dagli oggetti a cui Maria Grazia era più affezionata che hanno creato le connessioni con gli altri, con le persone che l’hanno amata».
Come associazione «abbiamo rinnovato il nostro impegno contro la violenza di genere mettendo su un grande telo bianco un albero (sarà presente nei prossimi giorni al Torrione Angioino, ndr) che si arricchirà in questi giorni delle impronte digitali di tutti coloro vorranno partecipare. L’impronta segna un metaforico impegno e responsabilità di ciascuno di noi verso questo tema».
L’albero della vita è stato arricchito anche dalle opere e dagli aforismi dell’artista Frida Kahlo, emblema della possibilità di comunicare il dolore trasformandolo in arte, in bellezza.
La fragilità è una condizione che accomuna tutti gli esseri umani: solo affrontandola è possibile trasformarla in forza e rimanere in piedi in nome dell’amore per la vita.
«Nessuno è vaccinato al dolore, ciascuno di noi ha una Maria Grazia nel cuore, ciascuno di noi può identificarsi in questo albero», ha concluso la dott.ssa Stellacci leggendo una poesia che qui vi riportiamo.
E l’Amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.