C’è una fama nera che accompagna e, al contempo, vanifica secoli di gloriosa storia della nostra città. Ed è quella che vuole Bitonto capitale dello spaccio di sostanze stupefacenti.
In provincia di Bari non c’è nessuno che non conosca questa dote tutt’altro che eccelsa della terra che fu dei Sylos, dei Rogadeo, dei Modugno.
Ma tant’è.
È il segno dei tempi degenerati che viviamo. Tutto nasce da una organizzazione perfetta e da un fatturato che può toccare anche i 60 mila euro al giorno. Un’impresa florida, insomma, specie in periodi come questi, dominati da una pax fra i clan che si dividono il mercato, indotta anche dalle numerose operazioni delle forze dell’ordine che hanno inferto duri ma non ancora esiziali colpi alle organizzazioni criminali locali.
Dunque, le tariffe per gli acquirenti dicono che si può andare dal “pezzo” da 5 euro fino a quello da 300, variando così sia la quantità sia la qualità della droga acquistata. Pare anche che si rechino dai rivenditori anche individui disposti a spendere migliaia di euro in una sola volta. Gli avventori hanno differente estrazione sociale: dagli studenti delle scuole superiori ad insospettabili professionisti, passando pure per annoiate casalinghe. Il sistema di vendita è articolato e capillare.
Due i punti geograficamente riconosciuti e perciò rinomati: la zona 167 con le solite vie (Togliatti, Amendolagine, Nenni, Pertini) e il centro storico (via Maggiore, la zona di San Luca e, da quando impazza la movida, porta Baresana e dintorni).
Piccoli pusher sparsi un po’ ovunque, vedette pronte a dare l’allarme alla vista di persone sospette, abitazioni del Borgo antico adibite ad autentici laboratori con un server ed un monitor con le immagini provenienti dalle numerose microtelecamere piazzate nei pressi dell’ingresso, oltre ai bilancini e le bustine per preparare le dosi.
Questa – senza comode ipocrisie di sorta – è la realtà che ci circonda e che rischia di mandare in “fumo” un’intera generazione che, consciamente o inconsciamente, alimenta questo mercato gestito dalla malavita bitontina.